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Roma criminale – Recensione

Roma criminale: un tributo malriuscito ai polizieschi anni Settanta

Regia: Gianluca Petrazzi – Cast: Luca Lionello, Alessandro Borghi, Corrado Solari, Massimo Vanni, Simone Corrente, Simona Cavallari, Claudio Fragasso – Genere: Drammatico, colore – Paese: Italia, 2013 – Data di uscita: 6 dicembre 2013.

RomacriminaleSe i polizieschi all’italiana hanno saputo conquistare una consistente fetta di pubblico, “Roma Criminale” di Gianluca Petrazzi, che vuole essere un omaggio a quel genere tanto in voga negli anni Settanta, non si dimostra all’altezza dei suoi predecessori. Che sia colpa del budget limitato o dei tempi di produzione troppo stretti, il risultato non convince.

La pellicola vorrebbe raccontare una storia di rivincita personale. Quella del giovane commissario Marco Lanzi (Alessandro Borghi), pronto a qualunque cosa, pur di uccidere il bandito ‘Er Toretto’ (Luca Lionello) e vendicare l’omicidio di suo padre, ucciso sotto i suoi occhi di bambino.

Nonostante la semplicità dell’intreccio, il racconto non riesce a svilupparsi. Tutto rimane sospeso a metà, senza mai approdare da nessuna parte. Il passato che si mescola visivamente con il presente e che dovrebbe avere un ruolo predominante nelle scelte del commissario, sembra coinvolgere il protagonista solo marginalmente. La ricerca dell’omicida si risolve in un ritrovamento quasi fortuito, privo di qualunque coinvolgimento, e il momento clou della storia in cui Lanzi e il Toretto sono faccia a faccia, per la prima volta, è trattato così velocemente che per poco non passa inosservato. Persino il finale lascia a bocca aperta per l’eccessiva banalità.

Le lacune della sceneggiatura costringono spesso a passaggi illogici e a scene ai limiti del verosimile. Lo spettatore, in alcuni frangenti, rischia di perdersi e comprende a fatica le dinamiche che guidano l’azione.

La pressoché totale inconsistenza del racconto non è controbilanciata da un approfondimento psicologico dei personaggi che, al contrario, sono privi di spessore. Il commissario Lanzi, che dovrebbe essere mosso dalla rabbia repressa, si mostra quasi immune a questo sentimento. I suoi gesti ‘ribelli’ sembrano più il frutto di un’immaturità giovanile che non le dirette conseguenze di un dolore ancora vivo. Il questore che, effettivamente, è una figura marginale, si rivela poco realistico e non si capisce se il suo personaggio punta a essere serio o a far ridere, senza comunque riuscirci. Gargiulo, ex collega del padre di Lanzi e amico di una vita, non ha l’importanza che dovrebbe avere l’unica spalla del protagonista e il Columbia è solo la raffigurazione, appena abbozzata, delle nuova criminalità.

L’unico che, in qualche modo, si salva è ‘er Toretto’. Lionello regala al criminale un lato umano e una profondità inattesi, trasforma il bandito in un uomo dalla personalità definita e con un particolare tratto distintivo: la risata. Tuttavia, questo personaggio che, pure, è capace di catalizzare l’attenzione, finisce per rimanere isolato in un mondo in cui tutto si blocca sul più bello.

Nemmeno la regia è in grado di sorreggere la storia. Le inquadrature ravvicinate (anche troppo certe volte) si soffermano sui visi, gli oggetti, i dettagli ma non arrivano a creare l’intimità necessaria né con le figure bidimensionali dei protagonisti né con il contesto poco sviluppato. Anche nelle scene più concitate, come quella dell’inseguimento in auto, la macchina da presa non restituisce nessun senso di adrenalina e movimento.

Nonostante le buone intenzioni e il lodevole intento di far rivivere un genere italiano di grande successo, Petrazzi non centra l’obiettivo e realizza una pellicola senz’anima. “Roma criminale” lascia con l’amaro in bocca, perché ci si trova davanti a un lavoro con buone potenzialità, ma concluso con troppa fretta.

Valeria Gaetano

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