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Revenant – Redivivo – Recensione

  • Titolo originale: The Revenant
  • Regia: Alejandro González Iñárritu
  • Cast: Leonardo DiCaprio, Tom Hardy, Will Poulter, Domhnall Gleeson, Brad Carter, Paul Anderson, Lukas Haas, Brendan Fletcher, Kristoffer Joner, Dave Burchill, Kory Grim, Joshua Burge, Robert Moloney, Vincent Leclerc, Christopher Rosamond, McCaleb Burnett, Grace Dove, Forrest Goodluck, Melaw Nakehk’o, Duane Howard
  • Genere: Avventura, colore
  • Durata: 156 minuti
  • Produzione: USA, 2015
  • Distribuzione: 20th Century Fox
  • Data di uscita: 16 gennaio 2016

Revenant – Redivivo: il furore della sopravvivenza, la necessità della vendetta

revenantLa fisicità estrema graffia, stordisce e coinvolge: con “Revenant” il regista messicano Iñárritu, ormai assurto al rango di maestro venerato, dà ulteriore prova di una capacità tecnica eclettica e formidabile.

C’è il virtuosismo formale, quello delle panoramiche e dei piani sequenza, connotato stilistico dominante e compiaciuto in “Birdman”; c’è la raffigurazione esistenziale foraggiata dai primi e dai primissimi piani, secondo quel tratto particolare che ha trovato la sua più compiuta espressione in “Biutiful”. C’è tutto questo, in una sintesi pressoché perfetta e sobriamente distaccata: le inquadrature, nel moto perpetuo degli spostamenti minimi o marcati – a restringere o a dilatare secondo la necessità rappresentativa – vanno ad affrescare lo scontro atavico tra l’uomo e la natura; quella natura magnifica e maligna che disegna le foreste innevate attorno al Missouri, in un Mid-West ottocentesco contemplato e nobilitato nella sua selvaggia purezza dalla fenomenale fotografia di Emmanuel Lubezki.

La narrazione, ispirata ad una vicenda realmente accaduta e già resa in forma letteraria nel romanzo omonimo di Michael Punke, ruota attorno a un nucleo tematico essenziale e rigidamente bipartito: sopravvivenza e vendetta. Un cacciatore di pelli, Hugh Glass, viene ridotto in fin di vita dall’assalto di un grizzly; a causa della minaccia di un’aggressione da parte di una tribù di nativi, i colleghi sono costretti ad abbandonarlo in preda a spasimi mortali. Attorno al corpo morente restano il figlio meticcio di Glass e due cacciatori di pelli, a cui viene promesso un compenso economico per vegliare sulla serenità del trapasso. Il più anziano dei due, John Fitzgerald, è però un delinquente cinico e violento: uccide il figlio di Glass e lascia quest’ultimo in stato di semi-paralisi e febbre acuta, convincendo il compagno che non c’è più nulla da fare. Ma Glass resiste, si rialza, combatte e supera gli ostacoli più impervi: nella sua mente si staglia nitido l’obiettivo ultimo e inderogabile di farsi giustizia nei confronti del traditore e assassino Fitzgerald.

Revenant – Redivivo: tra la magnificenza estetica e i limiti della narrazione campeggiano due eccezionali prove interpretative

Leonardo DiCaprio e Tom Hardy danno corpo e voce ai personaggi chiave di “Revenant – Redivivo”: l’eroe e l’antagonista. La coesistenza di due colossi della recitazione, tendenzialmente mattatori assoluti, può avere conseguenze potenzialmente devastanti, in positivo e in negativo: qui il rischio della colluttazione esplosiva è evitato grazie alla differente tipologia di approccio interpretativo richiesta dalle rispettive parti.
DiCaprio è esuberante nella gestualità: il suo Glass pronuncia poche battute, la maggior parte delle quali rivolte in lingua indigena al figlio meticcio; per il resto, la scarna verbalità è compressa negli spasimi del corpo sempre agonizzante e sottoposto a un terribile stress, sia esso la lotta contro un grizzly, lo stato di infermità paralitica, il pernottamento nel ventre di un cavallo morto per evitare il congelamento, la cura artigianale e approssimativa di ferite lancinanti, la battaglia inesausta contro le intemperie e le minacce della foresta. Hardy, d’altro canto, è impeccabile nella personificazione del villain aggressivo, gelido e approfittatore, dal turpiloquio snervante: se può evitare lo scontro fisico, lo fa; quando vi è costretto, dà sfogo a una ferocia priva di inibizioni.

Tutt’attorno si muove un assortimento di personaggi secondari, principalmente ostili, che implementano lo stato di conflittualità fisica sempre esibita: i nativi che reclamano il proprio spazio vitale, i cacciatori di pelle francesi e americani in competizione reciproca.
L’immensa potenza visiva di “Revenant – Redivivo”, del tutto autosufficiente, non cancella però alcuni limiti evidenti: in primo luogo lo schematismo nella psicologia dei personaggi, rappresentati tutti d’un pezzo nelle loro caratteristiche positive o negative; in secondo luogo una tendenza liricizzante – ai limiti del didascalico – negli interludi onirici che scandiscono l’assurda impresa di Glass, ovvero i fantasmi idealizzati della moglie e del figlio perduto che richiamano alla serenità di un ‘altro mondo’, immerso in una natura stavolta meravigliosamente benigna, e fungono allo stesso tempo da richiamo motivazionale per la necessità della sopravvivenza. Dettagli che un approccio puramente estetico può anche rendere trascurabili: ma si tratta di un passaggio ricettivo che non può darsi per scontato.

Marco Donati

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