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Quod erat demostrandum – Recensione

Quod erat demostrandum: ottimo racconto del regime di Ceausescu nella Romania del 1989

Regia: Andrei Gruzsniczki – Cast: Florin Piersic Jr., Doru Boguta, Medeea Marinescu, Mihai Calin, Alina Berzunteanu, Tora Vasilescu, Paul Ipate, Ana Popescu, Dan Tudor – Genere: Drammatico, b/n, 105 minuti – Produzione: Romania, 2013.

Quoderatdemonstrandum“Quod erat demostrandum”, In Concorso al Festival Internazionale del Film di Roma 2013, è un piccolo gioiello di stile. Girato rigorosamente in bianco e nero, racconta gli anni grigi del socialismo rumeno quando le vite di tutti passavano sotto il controllo del partito.

È così anche per i due protagonisti, Elena e Sorin, entrambi brillanti ricercatori universitari di matematica, legati a Ducu, fuggito in Francia, l’una in matrimonio, l’altro da lunga amicizia. Su di loro, l’ombra oscura della Securidade, equivalente rumena della terribile Stasi della Germania dell’Est.

Il regista cala lo spettatore nell’incubo della vita nella Romania del 1989, quando il sospetto era alla base deli rapporti interpersonali.

Come già visto nel film tedesco “Le vite degli altri”, non c’è via di fuga, se non quella di scappare.

La chiave di lettura scelta dal regista però non è cupa, in fondo è quasi ironica e leggera, nonostante il dittatore Ceausescu rimanga il padrone della gente, operando attraverso il poliziotto Alecu Voican, abile manipolatore delle sue vittime.

La matematica e la logica, sono la salvezza del povero Sorin, “piccolo Einstein” che vorrebbe pubblicare fuori dal suo paese. Mentre, per Elena, raggiungere suo marito in Francia è la possibilità di dare una vita migliore a suo figlio David.

L’opera seconda del regista Andrei Gruzsniczki, già collaboratore del più famoso “Lucia Pintilie”, è un film politico solo in parte. Al centro dell’opera c’è la ricerca dell’autoaffermazione di chi non si vuole conformare al potere. Il risultato finale è una bella pellicola dalle eccellenti ricostruzioni storiche e con un cast che funziona benissimo.

Un lavoro da far vedere alle giovani generazioni, che credono che la libertà sia una cosa scontata.

Ivana Faranda

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