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Paura e Delirio a Las Vegas – Recensione

 Paura e delirio a Las Vegas: viaggio psichedelico per Johnny Deep e Benicio Del Toro

(Fear and Loathing in Las Vegas) Regia: Terry Gilliam – Cast: Johnny Depp, Benicio Del Toro, Tobey Maguire, Ellen Barkin, Gary Busey, Christina Ricci, Mark Harmon, Cameron Diaz, Katherine Helmond, Michael Jeter, Penn Jillette, Lyle Lovett, Flea, Laraine Newman, Craig Bierko – Genere: Grottesco, colore, 115 minuti – Produzione: USA, 1998.

paura-delirio-las-vegasInterpretato da Johnny Depp e Benicio Del Toro, “Paura e delirio a Las Vegas” è il tredicesimo lungometraggio realizzato dal regista Terry Gilliam. Ambientato negli anni ’70 negli Stati Uniti, questo road movie psichedelico ha l’ambizione di riflettere intorno alla chimera che i giovani hanno rincorso durante la grande ondata di LSD a San Francisco, periodo da cui sono nati gli artisti della beat generation, in cui i ragazzi credevano di poter cambiare il mondo con la sola forza dell’amore e della pace. Utopia infrantasi nel giro di pochi anni.

Ispirato al racconto parzialmente autobiografico del giornalista sportivo Hunter Stockton Thompson “Paura e disgusto a Las Vegas”, il film narra di un giornalista (Raoul Duke, interpretato da Johnny Depp) e di un avvocato samoano (Dr. Gonzo, il cui ruolo è ricoperto da Benicio Del Toro) che attraversano il deserto del Nevada per giungere a Las Vegas a bordo della loro decappottabile rossa fiammeggiante. Motivo del viaggio è un articolo di giornale sulla gara motociclistica Mint 400 commissionatogli dalla rivista Sport Illustrated e sulla conferenza nazionale dei procuratori distrettuali contro la droga. Invece di essere ligi al dovere, i due si sballano con ogni sostanza possibile ed immaginabile, alla ricerca di un’emozione che purtroppo mai più potrà tornare.

Il film è costruito con maestria: il filo narrativo è debolissimo, ma insieme alla fotografia e alle inquadrature lisergiche serve a enfatizzare il vero ‘viaggio’, quello mentale, a base di droghe psicotrope, non quello finalizzato a correre sul luogo degli eventi per immortalarli con la propria penna. Quello è solo un pretesto per mostrare un percorso diverso, parallelo a quello triste e ordinario di coloro che sperano di cavalcare trionfanti il Sogno Americano. Un viaggio a base di mescalina, cocaina, metedrina, LSD, adrenocromo, oppio, etere puro, che ha lo scopo non solo  di ritrovare quell’apice che i giovani della seconda metà degli anni ’60 hanno vissuto, ma di scoprire in fondo qual è il vero senso della vita, attraverso l’illusoria espansione di coscienza promossa da Timothy Leary in quegli anni.

Si tratta probabilmente di uno dei migliori film mai stati realizzati sulla droga, la cui visione non è affatto buonista come può sembrare a un primo impatto.

Dal punto di vista tecnico, “Paura e delirio a Las Vegas” è ineccepibile: il regista non si è risparmiato nell’utilizzo di effetti speciali realizzati attraverso la grafica al computer, per mostrare le allucinazioni viste dai protagonisti e si è servito di mezzi di ripresa costosi come dolly e camera car.

Belle le inquadrature e i movimenti di macchina ottenuti attraverso un utilizzo estremo del grand’angolo, del ralenty, delle zoomate.

Apprezzabili le ricostruzioni storiche e le immagini di repertorio in bianco e nero (che ci mostrano la realtà della seconda metà degli anni ’60, in particolare i cortei contro la guerra del Vietnam) e quelle a colori di Woodstock.

Inutile dire che qui la recitazione di Johnny Depp e Benicio Del Toro è da Oscar.

Giuseppina Calvaruso

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