Eco Del Cinema

Paranormal Stories – Recensione

Una raccolta di storie da brivido, alla riscoperta dell’horror italiano

 

Regia: Andrea Gagliardi, Tommaso Agnese, Roberto Palma, Stefano Prolli, Omar Protani, Marco Farina – Cast: Daniele De Angelis, Primo Reggiani, Laura Gigante, Lorenzo D’Agata, Tania Bambaci – Genere: Ghost story, colore – Produzione: Italia – Distribuzione: Explorer Entertainment – Data di uscita: 10 luglio 2014.

paranoCinque storie dell’orrore dirette da sei registi, raccontate in un film strutturato a episodi, a cui fanno da sfondo un prologo e un epilogo diretti dallo stesso produttore del film, Gabriele Albanesi.

Il primo, “17 novembre” è diretto da Tommaso Agnese, e ha per protagonisti due ragazzi e una ragazza, in procinto di passare la notte nella casa di uno di loro, Manuel, che ha da poco perso il padre, un famoso scrittore. Si troveranno a scoprire una macabra verità, che li coinvolgerà in inquietanti risvolti.

In “Offline”, di Andrea Gagliardi, il protagonista, Pietro continua a ricevere messaggi via internet da qualcuno che dice di essere il suo amico, suicidatosi in circostanze misteriose.

“Medium”, di Roberto Palma, è la storia di una ciarlatana che si spaccia per sensitiva e che si troverà a fare i conti con i suoi imbrogli.

“Fiaba di un mostro”, di Stefano Prolli, è la triste storia di un bambino, additato da tutti come “il figlio del diavolo”, e per questo scansato e deriso dagli altri.

Infine “Urla in collina”, di Omar Protani e Marco Farina, segue le tragiche vicende di tre ragazze, che, viaggiando in macchina su una strada buia, investono qualcosa e, pensando che sia un animale, proseguono senza fermarsi.

Le cinque storie, per la loro brevità, non permettono di sviluppare trame particolarmente ricercate, e sembrano per lo più i classici incipit dei film dell’orrore, a partire dai quali poi si sviluppa la vicenda vera e propria.

Nonostante questo, però, i registi sono riusciti a caricare ogni episodio di inquietudine e tragicità, anche grazie alla scelta della colonna sonora, a tratti piena di angosciante pathos e a tratti in pieno contrasto con le immagini sullo schermo.

Dal punto di vista narrativo, non viene proposto gran che di innovativo, dagli spiriti che manipolano le azioni umane del primo e del secondo episodio, ai morti che gridano vendetta nella quinta storia.

I personaggi appaiono stereotipati, ma incarnano comunque una realtà vicina a quella italiana, dalla falsa medium senza scrupoli, agli abitanti del bigotto paese di provincia in cui vive il bambino di “Fiaba di un mostro”.

Spesso viene usato l’escamotage della meta narrazione, ovvero il racconto nel racconto, che risulta essere efficace per incuriosire e attirare l’attenzione dello spettatore.

Il film è un interessante tentativo di riproporre un genere che da un po’ è passato in secondo piano in Italia; potremmo quindi considerarlo come un primo passo alla riscoperta del genere horror, oltre che un primo passo nella carriera dei sei registi emergenti.

Inoltre è un progetto che, per la prima volta, nasce dalla collaborazione con un’università italiana, Tor Vergata, che ha fornito gli strumenti tecnici per la realizzazione.

 

Giorgia Persechini

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