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Non è un paese per vecchi – Recensione

Una cruda trasposizione del romanzo di Cormac McCarthy, tra paesaggi spettrali e regolamenti di conti

(No Country for Old Men) Regia: Ethan Coen, Joel Coen – Cast: Tommy Lee Jones, Javier Bardem, Josh Brolin, Woody Harrelson, Kelly MacDonald, Garret Dillahunt, Tess Harper – Genere: Thriller, colore, 122 minuti – Produzione: USA, 2007 – Distribuzione: Universal Pictures – Data di uscita: 22 Febbraio 2008.

nonunpaesepervecchiTratto dal romanzo omonimo, vincitore del premio Pulitzer, di Cormac McCarthy questo film è un’altra perla dei fratelli Coen. La storia è ambientata sulla linea di confine tra il Texas e il Messico, nel duro, inospitale e immenso deserto, paesaggio dai panorami quasi irreali, confine anche e soprattutto tra passato e presente. I personaggi intrecciano i loro ineluttabili destini in un ironico pulp di una violenza estrema, inevitabile, spettatori di ciò che succede nelle loro vite, senza controllo, seguendo però un loro personale e granitico codice d’onore.

Il nucleo dell’azione è Llewel Moss (Josh Brolin), un onesto e pratico ragazzo di frontiera, operaio saldatore e reduce del Vietnam, posto al centro tra gli altri due personaggi, bene e male, che lo inseguono. Moss si trova casualmente sul teatro di un regolamento di conti tra bande al suo epilogo, e si impossessa di una borsa con duemilioni di dollari… da questa azione si scatenerà una reazione a catena che vede protagonisti lo sceriffo Bell (Tommy Lee Jones) ed il sicario Anton Chigurh (Javier Bardem).

Bell è il filo conduttore della vicenda, l’anima del film, con le sue riflessioni cerca un perché a questa escalation di violenza in un mondo che non sente più essere il suo, pieno di non valori che non riesce né a dominare né a capire. Chigurh è l’angelo sterminatore, quasi un’ombra inespressiva, un fantasma dormiente che vaga per il mondo riempiendolo di morte, con un suo senso di giustizia, o meglio di un’etica follia che lo pone a suo agio in questo caos-mattanza.

Il rapporto tra bene e male è incomprensibile, ad ogni azione corrisponde un destino che travolge come un fiume in piena, con un serrato ritmo filmico intervallato da lenti piani sequenza dove i dialoghi sono i protagonisti, dove le parole pesano come macigni.

È la rappresentazione del declino americano, ambientato temporalmente nel 1980 quando tutti i sogni erano finiti, dove il vecchio sceriffo si trova in piedi tra le macerie di un mondo dal senso inconoscibile, e con il suo nome, Bell, suona a morto sui resti di una società che non (lo) comprende più.

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