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Niente da dichiarare? – Recensione

Belga Vs. Francesi: una scoppiettante commedia sugli stereotipi. Avete qualcosa da dichiarare?

(Rien à déclarer) Regia: Dany Boon – Cast: Benoît Poelvoorde, Dany Boon, Julie Bernard, Karin Viard, François Damiens, Bouli Lanners, Olivier Gourmet, Michel Vuillermoz, Christel Pedrinelli, Joachim Ledeganck – Genere: Commedia, colore, 108 minuti – Produzione: Francia, 2010 – Distribuzione: Medusa – Data di uscita: 23 settembre 2011.

niente-da-dichiarareLa dogana? E chi se la ricorda più. Ci ha pensato Danu Boon a rinfrescarci la memoria.

Storie che si intrecciano alla frontiera e un passato che, pensando a certi stereotipi culturali, si ripresenta in continuazione, anche ai giorni nostri.

Chi ha apprezzato i vari “Giù al Nord” e “Benvenuti al Sud” amerà sicuramente “Niente da dichiarare?”.

Stavolta ci sono i belga contro i francesi, con le facce di Benoît Poelvoorde e Dany Boon. Una coppia che scoppia, per usare un modo di dire certamente usurato ma inevitabilmente perfetto.

Siamo negli anni Novanta e l’aria che si respira, l’atmosfera in cui vediamo scontrarsi i due grandi nemici sono esattamente quelle che ci aspettiamo. La terribile notizia dell’abolizione della dogana si accompagna alla comparsa dei primi computer e, come succede con la tecnologia, è difficile da accettare, soprattutto per un belga come Ruben.

Un personaggio che domina la scena, esagera, si pone come la reincarnazione dei grandi imperatori del regno del Belgio. Odia profondamente i francesi (i mangia lumache, pardon!) e li sterminerebbe tutti. Senza eufemismi.

Dall’altra parte c’è Mathias, purtroppo francese e (purtroppo bis) follemente innamorato della donna sbagliata, ovvero Louise, giusto la sorella di Ruben.

Cosa succede se Ruben e Mathias sono costretti a “sperimentare” un’alleanza tra doganieri? Niente di diverso da un disastro.

Con mezzi “altamente” tecnologici (una vecchissima Renault e un telefono che di portatile ha ben poco), i paladini della legge si ritroveranno forzatamente a collaborare. E via a scene davvero divertenti, sull’orlo dell’esagerazione: gli stereotipi di due culture portati all’estremo, con tutto ciò che ne consegue.

E fa proprio ridere Mathias che finge di essere belga, riproducendo un improbabile accento, per non parlare delle barzellette sui francesi o sui belga.

Alla fine, però, come nelle migliori storie, i sentimenti di amicizia e amore hanno la meglio, anche per un “guerriero” come Ruben. Sarà ben accetto alla dogana del paradiso?

Un film folkloristico, sicuramente lontano dall’azione e a tratti quasi grottesco, del quale è difficile non apprezzare certe scene (vedi quella col sottofondo della canzone “I believe I can Fly”).

E anche quando la criminalità entra in scena, lo fa solamente di striscio, sempre complice di episodi fuori dal normale, ma proprio per questo “disgraziatamente” divertenti.

A questo punto c’è da chiedersi cosa ne penseranno francesi e belga. Gli italiani di sicuro appresseranno. D’altronde quando non si parla di loro e dei loro difetti (e sottolineiamolo) sono sempre molto ironici.

Serena Calabrò

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