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Nessuno mi può giudicare – Recensione

Massimiliano Bruno, attore e sceneggiatore navigato, si cimenta per la prima volta sul grande schermo dietro la macchina da presa, dirigendo un cast di tutto rispetto, del quale lui stesso fa parte, in una commedia divertente e armoniosa, mai volgare o stupida

Regia: Massimiliano Bruno – Cast: Paola Cortellesi, Raoul Bova, Rocco Papaleo, Anna Foglietta, Giovanni Bruno, Hassani Shapi, Valerio Aprea, Lillo Petrolo, Lucia Ocone, Awa Ly, Raul Bolanos, Maurizio Lops, Pietro De Silva, Caterina Guzzanti, Massimiliano Delgado, Massimiliano Bruno, Dario Cassini, Vincenzo Scuruchi – Genere: Commedia, colore, 100 minuti – Produzione: Italia, 2011 – Distribuzione: 01 Distribution – Data di uscita: 16 marzo 2011.

nessuno-mi-puo-giudicareOpera prima di Massimiliano Bruno, oltre che regista co-sceneggiatore della pellicola, che parte da un soggetto di Fausto Brizzi, col quale Bruno collabora da anni, “Nessuno mi può giudicare” è una divertente commedia sul ‘fine giustifica i mezzi’. Nella fattispecie la nostra protagonista Alice, una strepitosa Paola Cortellesi, con la morte improvvisa del marito vede svanire il suo lussuoso tenore di vita, poiché il coniuge in eredità le lascia non beni ma debiti, talmente grandi, che la donna è costretta a vendere tutto, e per non vedersi sottrarre ilfiglio dai servizi sociali, deve pure trovare un lavoro. In breve tempo si rende conto che nessun impiego disponibile è così remunerativo da poter saldare le sue pendenze economiche, tranne uno: la escort. Così, seppur avvilita, si piega a quella che ritiene l’unica soluzione, perché per un figlio si fa qualunque cosa, anche se questo comporta scelte moralmente insane.

Bruno, che nel film è anche tra gli interpreti, tocca un tema quanto mai attuale con la leggerezza della commedia; si ride tanto, i personaggi sono molto curati e i dialoghi sono a dir poco effervescenti. Raoul Bova, gestore squattrinato di un call center di periferia, frequentato da extracomunitari che spesso non pagano neppure, è proposto nell’inedita versione ‘bello ma trucido’. Particolarmente riuscita l’interpretazione di Rocco Papaleo del portiere dello stabile al Quarticciolo dove si trasferisce Alice, politicamente scorretto, razzista e decisamente ignorante, ma protagonista di situazioni esilaranti.

L’unica perplessità sul tutto, all’epoca dell’Olgettina, e che il film in parte quasi giustifichi l’utilizzo dell’italica ‘scorciatoia’ per il raggiungimento dei propri obiettivi. Un po’ banale poi il confronto Parioli-Quarticciolo, da un lato una Roma benestante ma superficiale, di cui Alice è degna rappresentante, dall’altra una periferia multietnica, popolare, squattrinata, ma di buon cuore, con un profondo senso dell’amicizia e del rispetto per l’altro. Sappiamo che non ci sono mai differenze così nette, anche se dobbiamo riconoscere che purtroppo è un dato di fatto che i soldi spesso inaridiscano l’anima.

Questi rimangono comunque peccati veniali, perché di commedia trattasi, non di documentario, al quale lasciamo più profonde disamine antropologiche sull’universo umano. Lo scopo del film di Bruno è divertire, e ci riesce bene, senza volgarità, con brio e una strizzata d’occhio al sentimentalismo, che funziona sempre in queste pellicole dove l’happy end è d’obbligo.

Massimo Racca

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