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National Theatre Live – Amleto

Trama

  • Titolo originale: Amleto
  • Regia: Nicholas Hynter
  • Cast: Benedict Cumberbatch, Barry Aird, Eddie Arnold, Leo Bill, Sian Brooke, Nigel Carrington, Ruairi Conaghan, Rudi Dharmalingam, Colin Haigh, Paul Ham, Diveen Henry, Anastasia Hille, Ciarán Hinds, Kobna Holdbrook-Smith, Karl Johnson, Jim Norton, Amaka Okafo, Dan Parr, Jan Shepherd, Morag Siller, Matthew Steer, Sergo Vares, Dwane Walcott
  • Genere: Documentario, colore
  • Produzione: Gran Bretagna, 2016
  • Distribuzione: Nexo Digital
  • Data di uscita: 19 Aprile 2016

National Theatre Live – Amleto“National Theatre Live – Amleto”: la più celebre e raccontata tragedia Shakespeariana rivive ancora una volta grazie al talento di Rory Kinner che riesce ad interpretare l’inquietudine di Amleto, trasmettendola con intensità al pubblico del National Theatre di Londra.

Ad Elsinore, dove è ambientata la storia, si mostra ad Amleto il fantasma del defunto re, il quale prega l’eroe Shakesperiano di vendicare la sua morte, dando vita a una storia che ha dell’inverosimile ma che riuscirà a catturare lo spettatore portandolo all’estremo e facendolo immedesimare con i drammi del tormentato protagonista.
“National Theatre Live – Amleto”, diretto dal Nicholas Hynter, riesce a riprodurre la dicotomia pazzia/finzione che caratterizza tutta l’opera, rendendo la sua trasposizione viva e intensa.

Recensione

National Theatre Live – Amleto: l’eterna rappresentabilità di Shakespeare

National Theatre Live – Amleto

Benedict Cumberbatch supera brillantemente la prova del fuoco, dando volto, corpo e gestualità a un Amleto carismatico e di alto spessore emozionale.
Una delle tragedie più frequentemente celebrate nella storia del teatro, pilastro inamovibile della cultura occidentale, non necessita di particolari presentazioni: da più di quattrocento anni l’opera di Shakespeare ammalia e coinvolge platee vastissime, in una varietà pressoché infinita di lingue, contesti e interpretazioni.

Questa versione, però, è ben più di un’ennesima banale trasposizione. Al di là della prova meravigliosa offerta da Cumberbatch – che restituisce mediante un’estesa gamma espressiva la fragilità e il torpore, gli scatti d’ira, la follia simulata e quella reale –, il lavoro svolto dalla regista Lyndsey Turner riesce nell’impresa della modernizzazione dinamica senza sacrificare nulla del testo originale, facendo perno su una gestione formidabile dello spazio, sia in larghezza che in profondità, e arricchendo la visione di effetti speciali perfettamente calibrati, dall’impatto visivo notevole ma non invasivo, tendenzialmente cinematografico.

La fusione tra teatro e cinema, del resto, appare riuscita: l’alta definizione delle riprese valorizza a pieno i gesti e i movimenti degli attori senza abusare dei primi e dei primissimi piani, che pure ci sono e permettono un contatto estremamente ravvicinato, quasi indiscreto, nei monologhi e nei momenti di apice espressivo; dal punto di vista dell’immagine, lo spettacolo è tanto ricco di spunti da prestarsi molto bene a una resa filmica, che in sé, per ovvie ragioni, necessita di una costante alimentazione in grado di sopperire alla lontananza fisica, di colmare con l’appagamento visivo la lacuna aperta dall’assenza dell’aura teatrale, quell’atmosfera legata all’hic et nunc, all’irripetibilità dell’esperienza.

National Theatre Live – Amleto: la modernizzazione dinamica e lo spirito del Dramma

Il testo shakespeariano è ripreso fedelmente, battuta per battuta, con una particolare accentuazione degli inserti ironici. Ma l’inglese arcaico e declamatorio è inserito in un contesto ostentatamente moderno: troviamo così Orazio tatuato e con uno zaino da trekking, Ofelia con la macchina fotografica al collo, le guardie con i fucili al posto delle spade.

I costumi d’epoca sono messi da parte, cosicché l’Amleto di Cumberbatch abbandona il compunto vestiario nero e si presenta di volta in volta con jeans, felpe, magliette stilizzate e scarpe da ginnastica: l’effetto, però, è tutt’altro che straniante, anche quando in questi panni recita il celeberrimo ‘To be or not to be’, si aggira nelle gallerie della corte di Elsinore simulando la follia, brandisce il teschio del buffone di corte Yorick. Si tratta forse del passaggio più delicato e peculiare in questa versione della Turner, che riesce – anche per questa via – a universalizzare il dramma sperimentando con audacia e al tempo stesso rispettandone il verbo, incarnandone nel profondo lo spirito.
Attorno a Cumberbatch si muove uno stuolo di comprimari eccellenti. Menzioni speciali vanno a Ciarán Hinds, un Claudio composto e portentoso nelle proprie crisi e nelle esibizioni di autorità, e a Siân Brooke, bravissima nel restituire un’Ofelia delicata, fragile e pura anche sull’orlo del baratro più profondo.

Marco Donati

Trailer

Cast

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