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Miracolo a Sant’Anna – Recensione

Un film che ruota attorno alla strage nazista di Sant’Anna di Stazzema, mettendo in risalto il forte legame tra soldati americani di colore e partigiani italiani, che contribuì alla sconfitta dei tedeschi

(Miracle at St. Anna) Regia: Spike Lee – Cast: Derek Luke, Michael Ealy, Laz Alonso, Omar Benson Miller, Matteo Sciabordi, John Leguizamo, Joseph Gordon-Levitt, Valentina Cervi, Pierfrancesco Favino, John Turturro, Chiara Francini, Omero Antonutti – Genere: Drammatico, colore, 160 minuti – Produzione: USA, 2008 – Distribuzione: 01 Distribution – Data di uscita: 3 ottobre 2008.

miracoloasantanna“Miracolo a Sant’Anna” si apre con un incomprensibile omicidio e una scoperta alquanto insolita. Da qui parte un viaggio a ritroso in una delle pagine più cupe del secolo scorso, negli anni dell’occupazione nazista in Italia, per raccontarci uno spaccato di storia in cui le vicende italiane si intrecciano a quelle americane.

Il desiderio del regista era di rivalutare il ruolo dei militari di colore che, durante la Seconda Guerra Mondiale, contribuirono alla sconfitta del nazismo e alla liberazione dell’Italia. La tragica storia della divisione Buffalo si lega così al sacrificio dei nostri partigiani. Al di là delle polemiche “Miracolo a Sant’Anna” accende i riflettori su chi si sentiva più accettato in un paese straniero che in patria, quei soldati che gli occhi di un bimbo traumatizzato dagli orrori e dalla morte, vedono come “giganti di cioccolato” e che i kolossal hollywoodiani sulla Grande Guerra hanno sempre ignorato, dalle pellicole in bianco e nero di John Wayne (scena con cui si apre il film) ai più recenti lavori di Clint Eastwood, con cui Lee ha avuto un forte scontro polemico.

Un gruppo di soldati neri, vessati nei campi di addestramento e maltrattati dai concittadini bianchi, resta abbandonato tra le montagne toscane e trova rifugio e conforto in un paesino ormai circondato dall’esercito di Hitler. Tra gli americani e la gente, che mai aveva visto un uomo di colore, si crea un legame che supera barriere linguistiche e culturali, ben sottolineato dalle diverse lingue con cui il cast ha recitato.

È ovviamente un film sulla guerra, dove tutto ruota attorno alla strage nazista di Sant’Anna di Stazzema, sull’atroce morte, qualunque sia stata la causa scatenante, di oltre 500 civili inermi e innocenti. È la strage che porta l’odio nel legame di amicizia tra due partigiani, interpretati in maniera eccellente da Pierfrancesco Savino e Sergio Albelli. È il massacro che traumatizza il piccolo Angelo, miracolosamente scampato anche per il buon cuore di un soldato tedesco. È un film dove il bene e il male, il buono e il cattivo, si spostano da un lato all’altro: mai nessuno viene dipinto troppo crudele, anche tra i nazisti c’è chi è capace di salvare una vita e mai nessuno è totalmente innocente.

Così tra i coraggiosi partigiani c’è chi può tradire, anche se spinto dal dolore per la morte di un fratello e tra i giganti di cioccolato c’è chi è capace di attendere anni per portare a termine la propria vendetta. Lo spettatore compie un viaggio tra gli orrori della guerra: Lee non risparmia arti amputati, corpi a brandelli, urla disperate e conclude sullo sfondo paradisiaco di una spiaggia caraibica, dove la pace e la bellezza del mare, del sole e della spiaggia risultano quasi sfacciate, dopo oltre due ore di combattimenti e sangue.

Un cambio di scena che vuole sottolineare quanto ci siamo allontanati da quegli anni, seguendo una strada costellata anche dalle lacrime e dal sangue di quei soldati e che arriva dritta al prossimo novembre quando gli Stati Uniti, fatta si spera pace con i Buffalo Soldiers, avranno la possibilità di scegliere se mandare un afroamericano alla Casa Bianca, come del resto Lee non fa mistero di desiderare. “Miracolo a Sant’Anna” è da vedere senza pregiudizi né preconcetti ma con la consapevolezza che si può osservare la realtà da diverse angolazioni, ognuna della quale ci rimanda un pezzettino di verità.

Barbara Mattiuzzo

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