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Mio papà – Recensione

Il film di Giulio Base ha inaugurato l’edizione 2014 di ‘Alice nella città’, portando al festival l’amore per i figli non generati, ma non per questo meno amati

Regia di: Giulio Base – Cast: Giorgio Pasotti, Donatella Finocchiaro, Fabio Troiano, Ninetto Davoli, Emanuela Rossi, Valerio Base – Genere: Drammatico, colore, 92 minuti – Produzione: Italia 2014 – Data di uscita: 27 Novembre 2014.

mio-papa-loc“Mio papà” di Giulio Base ha inaugurato l’edizione 2014 di Alice nella città, sezione autonoma e parallela del Festival del Film di Roma, portando in primo piano un tema molto interessante e poco esplorato dalla cinematografia nostrana, l’amore per i figli ‘non propri’.

Ma fino a che punto possiamo definire ‘non nostri’ quei bambini che la vita talvolta ci mette davanti, magari figli dei nostri compagni, per i quali l’amore non è per forza scontato?

È questa, infatti, la storia di Lorenzo, un trentacinquenne senza legami affettivi solidi, che lavora come sommozzatore in una piattaforma prossima alla costa adriatica, e del suo incontro con Giulia, bella e divertente, il cui unico difetto sembra essere il ‘nano’ che gli gira in casa: suo figlio Matteo.

Frutto di una sceneggiatura a più mani alla quale, oltre allo stesso regista, ha collaborato anche Giorgio Pasotti, alias Lorenzo, cui va anche la paternità dell’idea del soggetto, “Mio papà” affronta con onestà una tematica tanto semplice quanto delicata, senza mai essere banale.

Base racconta con leggerezza i piani paralleli e contrastati su cui si muovono i sentimenti di Lorenzo che, se da un lato è attratto da Giulia, dall’altro trova meno naturale legare con Matteo, che è ‘non suo’, come precisa un collega, ‘non suo’ perché spesso domina il concetto di possedere le vite che generiamo, dimenticando che non ci appartengono. Così la spontaneità con la quale ci si rapporta coi propri figli latita con quelli acquisiti: con loro non è tutto scontato, con loro l’affetto bisogna guadagnarselo, così come loro devono guadagnarsi il nostro.

Il film riesce a mostrare come questa genitorialità, proprio perché conquistata, sia quasi più intensa, e maggiormente carica di responsabilità, il frutto di una scelta consapevole.

Giorgio Pasotti regala a Lorenzo una profonda tenerezza, forse perché ha portato sullo schermo emozioni che ha vissuto in prima persona, come d’altronde lo stesso regista, e mostra la sua evoluzione emotiva in modo intenso e credibile.

Il racconto non è privo di virate drammatiche, non semplici da digerire, comunque funzionali al racconto.

Simpatico cameo di Ninetto Davoli.

Maria Grazia Bosu

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