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Miele – Recensione

Alla sua prima esperienza dietro la macchina da presa, Valeria Golino riesce a trovare il giusto equilibrio in un contesto insidioso nel quale si alternano tristezza e gioia, luce e ombra, vita e morte

Regia: Valeria Golino – Cast: Jasmine Trinca, Carlo Cecchi, Libero de Rienzo – Genere: Drammatico, colore, 110 minuti – Produzione: Italia, 2013 – Distribuzione: Bim – Data di uscita: 1 maggio 2013.

Miele è un nomieleme dolce, forse per questo Irene, la protagonista del film, lo ha scelto per presentarsi ai sui clienti quando questi le chiedono di aiutarli ad andarsene, ad abbandonare un corpo malato che condanna la loro vita a stati prossimi allo zero. Irene si occupa di suicidio assistito, attività illegale che la costringe a viaggi periodici in Messico per procurarsi il barbiturico letale che le è necessario a soddisfare i suoi clienti, ai quali crede di fare del bene poiché sono tutti malati gravi che non vivono più una vita vera. Irene si sente Miele, in una personale battaglia contro il dolore che nega la vita, come quello della malattia che le ha portato via la madre.

Valeria Golino, nel suo esordio alla regia, è bravissima a cucire addosso a Jasmine Trinca questo personaggio ambiguo che consegna i suoi ‘assistiti’ al dolce abbraccio della morte in nome della vita. La neo-regista rende bene la portata antitetica di questa dialettica, passando bruscamente dalle scene di morte e tristezza di Irene al lavoro a quelle di vita e di luce in cui la ragazza nuota, corre in bici e fa l’amore; Irene infatti ama la vita, ma quella vera, non quella mutilata dalla malattia.

Proprio per questo la giovane ragazza sarà messa in crisi quando a chiedere il suo aiuto non sarà un malato, bensì un settantenne in perfetta salute ma stufo di esistere. Dopo quest’incontro la riflessione che attraversa tutto il film tocca le punte più sottili.

Fino a questo momento Irene ci era apparsa salda nella sua condotta etica, fermamente convinta che la morte fosse la scelta più dolce di fronte alla non-vita; ora invece davanti a questo signore che vuole ‘andarsene’ per un male dello spirito e non del corpo tutto cambia: Irene si affezionerà a quest’uomo convinta del fatto che egli non abbia il diritto di scegliere, ma attraverso quest’esperienza rimetterà tutto in discussione.

Nonostante le tematiche siano piuttosto pesanti, la regista, con il suo personaggio sempre in bilico tra luce ed ombra, è riuscita a dare al film un andamento dinamico e coinvolgente.

Claudio Di Paola

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