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Meno male è lunedì – Recensione

La voglia di rifarsi una vita di un gruppo di detenuti e la passione per il lavoro di alcuni operai in pensione che fanno loro da tutor

Regia: Filippo Vendemmiati – Genere: Documentario, colore, 80 minuti – Produzione: Italia 2014.

meno-male-e-lunediIl docufilm di Filippo Vendemmiati è una piacevole sorpresa, uno spaccato di vita carceraria trattato con toni brillanti, quasi da commedia.

Siamo a Bologna, dove una decina di operai in pensione sono stati richiamati in servizio dalle loro vecchie aziende per istruire delle nuove leve, che hanno la particolarità, non da poco, di lavorare in un’aziendale che ha la propria sede nel carcere di Bologna.

Sarà l’occasione per 13 operai–detenuti di formarsi professionalmente, mostrare le proprie capacità e soprattutto sperare, una volta finito di scontare la propria pena detentiva, in una vita migliore di quella che li ha portati dentro le mura del penitenziario bolognese.

Gli anziani e simpatici tutor, più pratici del bolognese (col quale dicono di essersi fatti comprendere in tutto il mondo) che dell’italiano, si dedicano anima e corpo agli allievi, cercando d’insegnare, oltre alle competenze professionali, anche ad avere passione per ciò che si fa e a intendere il lavoro come valore in cui credere fermamente, non un qualcosa che si deve fare.

Gli apprendisti sono tutti appassionati, per loro la scuola-azienda è una vera e propria evasione dalla routine della cella, dai soliti discorsi tra detenuti, in cui si parla solo di avvocati, processi, visite di amici e parenti,e una concreta speranza in un futuro diverso una volta scontata la pena.

Vendemmiati, al pari dei fratelli Taviani con “Cesare deve morire”, tratta il tema della riabilitazione carceraria, non effettuata attraverso il teatro, come hanno fatto gli anziani cineasti toscani, ma attraverso il lavoro che, mai come in questo caso, nobilita l’uomo.

Il tema è quanto mai attuale, e per quanto spiri da sempre un forte vento giustizialista, forse anziché emanare decreti svuota-carceri bisognerebbe pensare seriamente a riorganizzare il sistema carcerario, che diventi non solo strumento per la privazione della libertà, ma anche e sopratutto istituto di recupero e riabilitazione, nella speranza di non riempirle queste celle.

Il racconto scorre veloce, con un ritmo più da fiction che da documentario, rendendo il girato particolarmente godibile.

Maria Grazia Bosu

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