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Melbourne – Recensione

L’esordio di Nima Javadi è un tentativo riuscito di guardare l’uomo al di là di ciò che si vede

Regia: Nima Javidi – Cast: Peyman Moaadi, Negar Javaherian, Mani Haghighi, Shirin Yazdanbakhsh, Elham Korda, Gerami, Alireza Ostadi – Genere: Drammatico, colore, 93 minuti – Produzione: Iran, 2014 – Distribuzione: Microcinema – Data di uscita: 27 novembre 2014.

melbourneCon “Melbourne”, suo primo lungometraggio, il regista Nima Javadi punta subito il suo obbiettivo su delle tematiche sottili al punto di essere insostenibili. Confusione, tensione, possibilità infinite; Melbourne è il futuro mai certo, il progetto mai scontato, la volontà sempre in minoranza difronte alle silenziose truppe del destino.

I protagonisti sono Amir e Sara, una giovane coppia proiettata verso il suo avvenire; proprio nel giorno che porta in seno il primo frutto della loro ambizione, il giorno nel quale con coraggio e tante belle speranze si sta per lasciare il proprio presente in mano ai congiunti per partire alla conquista del futuro – alla conquista di Melbourne -, un destino nefasto e spietato bussa alla porta dell’appartamento che stanno per abbandonare portando nelle loro vite la prova più disarmante: l’assurdità.

Difronte all’assurdo due persone sono obbligate a rigirare gli occhi fino a provare la vertigine che è tipica di chi s’affaccia sul proprio abisso, su quel sostrato caotico sul quale fino a quel momento non sapeva di galleggiare: ci si scopre a capo di pensieri, giudizi, emozioni e azioni di cui non ci si credeva capaci; d’un tratto posseduti dall’assurdo, ci si rende conto della verità del proprio essere e della vastità della propria condizione che, ben più ampia di ciò che si considera proprio dell’umano, affonda le radici anche in quel registro che in qualsiasi altro giorno della propria vita si pensa essere relegato a distanza sicura sotto il nome di “disumano”.

Nel racconto di una giornata “qualunque” nella quale l’assurdo affiora in superficie facendosi egemone rispetto a tutte le forze che agiscono sul destino – volontà personale in primis – Javadi condensa una profonda analisi esistenziale che, al di là delle ore di quella giornata e delle mura di quell’appartamento, interessa l’ “umanità” tutta.

Claudio Di Paola

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