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Magic Valley – Recensione

Una giornata, apparentemente uguale a tutte le altre, si trasforma per la cittadina di Buhl in una tragica esperienza. Jaffe Zinn ci regala atmosfere agrodolci, in un film che molto ricorda le pellicole del giovane Van Sant. Ottimo candidato al Marc’Aurelio

Regia: Jaffe Zinn – Cast: Scott Glenn, Kyle Gallner, Johnny Lewis, Brad William Henke, Will Estes, Alison Elliott – Genere: Drammatico, colore, 80 minuti – Produzione: USA, 2011.

magicvalleyIn una calda giornata autunnale, nella sperduta Buhl, cittadina dell’Idaho, si intrecciano le storie di diversi personaggi, apparentemente slegate le une dalle altre. Un allevatore di pesci trova tutti i suoi salmoni morti a causa di un vicino egoista, la moglie sbriga le solite faccende domestiche, lo sceriffo della città sembra più concentrato sulla caccia ai fagiani che sul proprio lavoro, due bambini stanno facendo uno strano gioco. È una giornata molto diversa dalle altre soprattutto per TJ (Kyle Gallner), un ragazzo che porta dentro di sé un oscuro segreto che lo sta divorando.

“Magic Valley” è in concorso all’ultimo Festival Internazionale del Film di Roma ed è un film che va digerito prima di poterne parlare. In un primo momento appare come una pellicola noiosa e lenta, che spinge a farti guardare l’orologio sperando che manchi poco alla fine, ma, dopo una pausa meditativa, quello che rimane è un retrogusto agrodolce. Ci sono dei forti contrasti, dalla natura incontaminata, calda e accogliente, alla storia fredda, algida, stitica di sentimenti ed emozioni, anzi, il film finisce proprio quando questi stanno per esplodere, ma non ci riguardano, quindi si va oltre.

La regia è davvero sorprendente, così come straordinario è il giovane Kyle Gallner, che interpreta davvero con grande bravura i tormenti del suo personaggio TJ, sempre più corroso dai sensi di colpa per ciò che ha fatto. Speriamo che a “Magic Valley” non tocchi la stessa sorte della maggior parte dei film del Festival: l’oblio.

Domenica Quartuccio

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