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Lovelace – Recensione

La vita della protagonista di “Gola Profonda” non era solo sesso, fama e soldi. Il film del duo Epstein-Friedman ci svela i retroscena del successo di un personaggio che fece scalpore negli Stati Uniti e in tutto il mondo

Regia: Rob Epstein, Jeffrey Friedman – Cast: Amanda Seyfried, Peter Sarsgaard, Juno Temple, Sharon Stone, Robert Patrick – Genere: Biografico, colore, 92 minuti – Produzione: USA 2013 – Distribuzione: Barter Multimedia – Data d’uscita: 8 maggio 2014.

lovelaceNegli anni 70, l’industria americana del porno tentò di superare i confini del proprio bacino di utenza con un esperimento dal titolo “Gola Profonda”.  Un film che, oltre alle esplicite scene di sesso, proponeva anche una  trama, dello humor e una protagonista dal volto acqua e sapone. La pellicola non ebbe solo un grande successo ma divenne un vero e proprio fenomeno di massa, trasformando la sconosciuta Linda Lovelace in star e icona della libertà sessuale. La vita della nuova reginetta sembrò raccontare il gaudente successo di una ragazza sempre più a suo agio nei panni della portavoce del piacere senza freni. In realtà, sei anni più tardi, Linda raccontò al mondo tutt’altra storia.

“Lovelace” è come un vecchio disco in vinile. Le sonorità vintage degli anni ‘70 sono ben riprodotte dal giradischi dei due registi (Rob Epstein e Jeffrey Friedman) con una fedele ricostruzione di quegli anni e soprattutto c’è un lato A nel quale tutto fila liscio e un lato B dove la musica cambia completamente registro.

Le prime note ci fanno assaporare l’emancipazione di una donna da una famiglia bigotta, l’amore per un uomo affascinante e una notorietà improvvisa. Le seconde ci svelano i tristi e i violenti retroscena dell’ascesa al successo di Linda Boreman in arte Lovelace.

Sembrerebbe funzionare tutto: il film tira dritto senza intoppi, la trama scorre fluida e i flashback sono azzeccati alla perfezione. Per non parlare di un cast in una splendida forma recitativa. Però manca qualcosa. Un “quid” che ci avvicinerebbe effettivamente alla realtà dei fatti descritti dal film.

Il passaggio dal lato A al lato B, dietro il quale si nasconde un dedalo di motivazioni, è colpevolmente bypassato. Il veloce fluire degli avvenimenti non rallenta mai intorno alla persona della Boreman. Lovelace mette in risalto gli eventi di una vita che ad un tratto si fa estrema, ma non ne approfondisce i risvolti psicologici lasciandoci con la sensazione di aver assaggiato qualcosa di buono ma non del tutto appagante.

Ed è un po’ da villani mancare di profondità quando si parla di “Deep throat”, Gola profonda.

Riccardo Muzi

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