Eco Del Cinema

Léon – Recensione

Uno dei capolavori di Luc Besson, ambientato in una città corrotta e criminale in cui uno spietato Jean Reno deve difendere una giovanissima Natalie Portman

Regia: Luc Besson – Cast: Jean Reno, Gary Oldman, Natalie Portman, Danny Aiello, Peter Appel, Willie One Blood, Don Creech – Genere: Azione, Thriller, colore, 110 minuti – Produzione: Francia, USA, 1984 – Distribuzione: Filmauro.

leonCi sono dei momenti in cui è realmente disarmante quanto il cinema sia capace di regalarci un gioiello del valore di “Léon” di Luc Besson, assolutamente non catalogabile o vagamente imbrigliabile in logiche di genere. Questo è un film che tocca vette probabilmente irraggiungibili, sapendo gestire il pericolo del baratro delle convenzionalità nel quale si potrebbe soccombere dovendo coniugare il film d’azione, con tanto di narcotrafficanti e corruzione, e una storia d’amore, seppur platonica, tra una dodicenne e un sicario quarantenne.

Crudeltà e tenerezza si fondono creando un amalgama nella quale ci si può realmente perdere. Assistiamo con turbamento e compassione a un evolversi ineluttabile della vicenda, e senza troppe retoriche siamo disposti a mettere un’arma nelle mani di una bambina. Ma è proprio in questo momento che brutalità e violenza vengono trascinate nel vorticoso epicentro di una delicata poesia, dove i personaggi si districano fra sofferenza e tormento al limite del cavalleresco, e simultaneamente, nella “sporcizia” della metropoli, conservano la propria dimensione umana.

Besson non si limita a raccontare una storia di brutalità e solitudini, ma ci fornisce gli elementi in un ordine incontrovertibile, dove l’epilogo finale, per quanto inaspettato e frustrante, è nello stesso tempo apoteosi di un sacrificio tutt’altro che collettivo, ma tristemente solitario. Jean Reno è alla sua più bella interpretazione e Gary Oldman è d’impagabile bravura.

Molti considerano “Nikita” (1990) il capolavoro di Luc Besson. Dipende dalla prospettiva nella quale si guarda la diatriba, ma è innegabile che senza di “lei” il suo corrispettivo maschile non avrebbe raggiunto un livello tale di consapevolezza psicologica e narrativa.

Serena Guidoni

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