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L’abbiamo fatta grossa – Recensione

L’abbiamo fatta grossa: Carlo Verdone porta sullo schermo una commedia dalla comicità garbata, non riuscendo ad allontanarsi dal trend  sottotono degli ultimi anni

  • Regia: Carlo Verdone
  • Cast: Carlo Verdone, Antonio Albanese, Anna Kasyan, Francesca Fiume, Clotilde Sabatino, Virginia Da Brescia, Federigo Ceci, Alexander Stuart, Massimo Popolizio
  • Genere: Commedia, colore
  • Durata: 112 minuti
  • Produzione: Italia, 2016
  • Distribuzione: Universal Pictures
  • Data di uscita: 28 Gennaio 2016

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Il gallo cedrone  colpisce ancora,  dopo ventiquattro film e ventisei anni di onorata carriera ‘un sacco bella’, il 2016 si apre per questo versatile interprete e stimato film-maker, all’insegna del venticinquesimo lavoro, e Verdone ‘la combina grossa’.

Il poliedrico artista romano, conferma il trend degli ultimi tempi e dei lavori degli esordi, riproponendosi regista, sceneggiatore e attore anche per “L’abbiamo fatta grossa”, film che lo vede protagonista vicino ad Antonio Albanese, per quella che si prospetta come una stranissima coppia comica. Dopo “Io loro e Lara”, “Posti in piedi in paradiso”, e “Sotto una buona stella”, il Carlo nazionale si fa nuovamente carico, a 360°, di tutta la realizzazione del film, avvalendosi dell’aiuto di un veterano della comicità quale Antonio Albanese, attore teatrale e ‘padre’ di personaggi che ne hanno segnato e lanciato la carriera, molti dei quali rintracciabili in questo esilarante lungometraggio.

Diametralmente opposti nell’indole quanto cinematograficamente affini, Arturo Merlino (Carlo Verdone) e Yuri Pelagatti (Antonio Albanese) sullo schermo si sposano bene: questa insolita accoppiata si muove con estrema sintonia nel film che segna l’esordio del duo comico, e “L’abbiamo fatta grossa” vive e respira questa affinità artistica. La complicità e la stima tra i due interpreti trapela sullo schermo e si insedia visceralmente nei loro personaggi; tra gag e commedia degli equivoci la sensazione percepita è quella di una coppia rodata, a maggior ragione se si considera che in realtà è la prima collaborazione cinematografica dei due.

Verdone trova l’alchimia con Antonio Albanese in “L’abbiamo fatta grossa”: la coppia funziona, ma non basta per trascinare il film a un altro livello, manca lo sprint

Verdone si mostra temporalmente e stilisticamente lontano dai personaggi degli esordi, come ha voluto il trend ‘borghese’ degli ultimi film: il coatto di periferia “Troppo forte” negli anni 80/90, da tempo è stato sostituito con personaggi riflessivi, introspettivi, timidamente goffi e inconsapevoli artefici delle loro sventure, aspetti che caratterizzano anche il suo improbabile investigatore privato di “L’abbiamo fatta grossa”. Espediente ormai rodato sul quale si regge il film, è il contrapporre personaggi dai temperamenti opposti: il riserbo, l’insicurezza e a tratti l’inettitudine di Arturo, vengono accostati alla ‘superdotata’ verve di Yuri, un po’ Cetto La Qualunque un po’ gaio e meno evidente Pierpiero, inconfondibili segni della comicità surreale di Antonio Albanese.

L’incontro tra i due si tramuta in scontro, di personalità come di energie, poli semi opposti di due personaggi che tra travestimenti e rocambolesche dinamiche, confezionano una commedia discretamente divertente e dalla soffusa critica sociale. Se alcuni sketch comici, ripescati da quella romanità esasperata che tanto ha celebrato Verdone, funzionano e regalano sprazzi di composta risata, dall’altra parte gli elementi di banalità che compongono la storia non conferiscono il giusto sprint a “L’abbiamo fatta grossa”, e involontariamente il film si colora di noiosa narrazione.

L’accusa velata al sistema, con epilogo finale, non basta per impregnare il lungometraggio di critica sociale, lasciando la pellicola a se stessa;  sebbene il cast sia ben assortito e l’alchimia con Albanese (e con una convincente Anna Kasyan) tangibile, la verve Verdoniana perde d’intensità, si allontana dai suoi indimenticabili personaggi volutamente abbandonati in nome di una nuova vita recitativa, quella degli anni 2000. L’impatto visivo ed emozionale non  è lo stesso, impareggiabile il successo di capolavori come molti ha sfornato la mente creativa di Carlo Verdone, fossilizzatosi da qualche anno su un genere di commedia che non sempre gli calza a pennello, dando vita a risultati insoddisfacenti.

Eleonora Di Giacomo

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