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La sorgente dell’amore – Recensione

Una straordinaria storia di donne che lottano per la loro dignità: questo è “La sorgente dell’amore” di Radu Mihaileanu, passato al Festival di Cannes 2011.

Regia: Radu Mihaileanu – Cast: Leïla Bekhti, Hafsia Herzi, Sabrina Ouazani – Genere: Drammatico, colore, 135 minuti – Produzione: Belgio, Italia, Francia, 2011 – Distribuzione: Bim – Data di uscita: 9 marzo 2012.

lasorgentedellamorelocLa vicenda è ambientata in un piccolo villaggio nelle montagne tra l’Africa settentrionale e il Medio Oriente. Le donne della comunità sono costrette da sempre ad andare a prendere l’acqua alla sorgente sulla montagna. Quando una di loro perde il figlio che aspettava per una caduta, scatta la rivolta, perché non è la prima volta che questo succede e così le mogli decidono di indire “lo sciopero dell’amore”. Una storia simile è veramente accaduta in Turchia nel 2001 e fa un certo effetto vedere un cineasta come Mihaileanu, che ha le sue radici nella cultura ebraica, affrontare quella araba. E ci riesce, seppur parzialmente, perché in fondo anche questo film come l’ultimo commuovente “Le Concert” è una storia d’amore e di libertà. Del resto, l’acqua per gli arabi è una metafora dell’amore e si dice che l’uomo deve “innaffiare” la donna.

Sono tre le figure femminili fondamentali del film che rappresentano tre diverse fasi della vita. È una donna innamorata Leila, detta la straniera, a iniziare la rivolta. È l’unica del villaggio ad aver scelto suo marito, il colto e aperto Sami, il maestro del villaggio. Nel suo passato c’è tanto dolore e i fantasmi torneranno a farle visita con conseguenze imprevedibili. Le è accanto “vecchia lupa”, che invece l’amore non l’ha mai conosciuto, dal momento che è andata sposa a 14 anni ad un vecchio e da allora non ha fatto altro che sfornare figli per tutta la vita. Alla fine, rimasta vedova è considerata una specie di sciamana e/o di strega rispettata da tutti. E chiude il cerchio, la giovane Loubna/Esmeralda, che crede che la vita sia una telenovela, che spinta da Leila impara a scrivere per comunicare con il suo grande amore,che puntualmente si rivelerà un bluff. È Vecchia lupa a dirigere il coro delle donne davanti ai turisti che arrivano a guardare un mondo che sta scomparendo e a lanciare la sfida agli stupefatti uomini, con l’ironia tipica di Mihaileanu. Del resto, è cantando che si comunica da quelle parti.

La cultura musulmana viene raccontata dal regista senza i soliti stereotipi che l’accompagnano da sempre e scopriamo che le donne da quelle parti parlano liberamente di sesso e sono assolutamente autoironiche. Per dimenticare una vita che non hanno scelto, si commuovono davanti alle telenovelas, sullo stile de “La rosa purpurea del Cairo” di Woody Allen.

Alla fine arriverà l’acqua, portata dal governo, ma solo grazie alle donne. Perché ricordiamocelo sono loro a dare la vita e a lottare da sempre per un futuro migliore per i loro figli. Tra tutte le figure femminili spicca quella bellissima di Vecchia Lupa, che è interpretata da una straordinaria Biyouna, cantante e attrice algerina che “buca” letteralmente lo schermo con il suo sguardo penetrante, considerata una star nel suo paese.

“La sorgente dell’amore” non è ai livelli dei film precedenti del regista, ma senz’altro trasuda vitalità da tutti i pori ed è un vero e proprio inno alla vita e all’amore. Da non perdere.

Ivana Faranda

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