Eco Del Cinema

La prochaine fois je viserai le coeur – Recensione

Un viaggio nell’oscurità dell’animo umano con un ottimo Guillaume Canet.

Regia: Cédric Anger – Cast: Guillaume Canet, Ana Girardot, Jean-Yves Berteloot, Alice de Lencquesaing, Jean Paul Comart, Nicolas Carpentier, Alexandre Carrière, Franck Andrieux, Cédric Le Maoût, Arthur Dujardin, Laura Giudice, Patrick Azam, Hélène Vauquois, François-Dominique Blin, Pierick Tournier – Genere: Drammatico, colore, 111 minuti – Produzione: Francia 2014.

la-prochaine-fois-je-viserai-le-coeurTra il 1978 e il 1979, un feroce assassino in una cittadina francese uccideva ragazze giovanissime di notte, senza neanche toccarle prima. La polizia brancolava nel buio. Il regista Cédric Anger racconta a modo suo questa storia vera in “La prochaine fois je viserai le coeur”, che tradotto vuol dire: la prossima volta mirerò al cuore.

Il film inizia con un uomo che insegue una ragazzina in motorino e non riesce a ucciderla. Il gioco è chiaro da subito. Lui indossa il giorno dopo una divisa da gendarme e discute con i colleghi dell’ennesimo omicidio della notte scorsa. Ispirato alla figura di Alain Lamare, il film di Anger entra nell’animo oscuro di un serial killer che indossa una divisa di giorno e un giubbotto da aviatore di notte. Sono le sue due anime, di cui nessuno è a conoscenza. Anche perché Franck è un solitario, una sorta di Travis di “Taxi driver” tormentato che esiste solo nel momento in cui uccide.

In questo dualismo assoluto si sviluppa il film presentato al Festival Internazionale del Film di Roma. Il protagonista è uno straordinario Guillaume Canet che nei tratti duri del suo viso rappresenta perfettamente il personaggio. In soggettiva lo spettatore vede il mondo attraverso i suoi occhi, mentre guarda con odio le ragazze giovani in mezzo alla strada. E’ probabile che il suo problema sia il rapporto con la figura femminile, come fa notare in una scena sua madre in modo piuttosto impietoso.

In realtà, si tratta di un film in cui le donne hanno un ruolo marginale. L’unica che riesce a toccare il cuore del gendarme/killer è la sua domestica Sophie, con cui il nostro inizia un tentativo di relazione. Masochista e probabilmente con un’omosessualità latente, Franck vorrebbe essere fermato nella sua follia, che nessuno vede.

Il regista alla sua terza prova cerca di raccontare cosa cela il cuore di un maniaco, che potrebbe essere tranquillamente il nostro vicino di casa. Il film è tutto notturno, con paesaggi brumosi fotografati con maestria da Thomas Hardmeier. Nel buio risaltano le macchine sempre diverse di Franck. E sarà una macchina ritrovata che farà arrivare alla conclusione che è lui l’assassino, proprio da parte dei suoi interdetti colleghi.

In una narrazione ironica a tratti, il film partito alla grande si perde un po’. Ottima l’interpretazione di Ana Girardot /Sophie, anche lei tormentata e per questo forse vicina a Franck. Da applaudire la colonna sonora di Grégoire Hetzel, che enfatizza tutti i momenti cruciali della storia. Tra i pezzi da citare senza alcun dubbio il coro di voci bianche di Benjamin Britten, “Old Abraham Brown”, già usato in “Moonrise Kingdom” di Wes Anderson, il cui testo racchiude tutta la psicologia di Franck/Lamare.

Ivana Faranda

Articoli correlati

Condividi