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La mia classe – Recensione

La mia classe: un film di ‘vera finzione’ per raccontare le tematiche dell’immigrazione e dell’integrazione sociale nel contesto italiano

Regia: Daniele Gaglianone – Cast: Valerio Mastandrea, Bassirou Ballde, Mamon Bhuiyan, Gregorio Cabral, Jessica Canahuire Laura, Metin Celik, Pedro Savio De Andrade, Ahmet Gohtas, Benabdallha Oufa, Shadi Ramadan, Easther Sam, Shujan Shahjalal, Lyudmyla Temchenko, Moussa Toure, Issa Tunkara, Nazim Uddin – Genere: Drammatico, colore, 92 minuti – Produzione: Italia, 2013 – Data di uscita: 16 gennaio 2014.

lamiaclasse-loc“La mia classe”, diretto da Daniele Gaglianone e interpretato da Valerio Mastandrea e la ‘sua’ classe, è un’opera ibrida. A metà strada tra un film nel film e la pura realtà che irrompe spontaneamente sulla scena, la pellicola affronta un tema attuale e scottante, quello dell’immigrazione che, a sua volta, porta con sé la problematica dell’integrazione degli stranieri in una società, quella italiana, in generale poco propensa all’ospitalità.

In maniera chiara e semplice, il film rappresenta la realtà di un gruppo di studenti immigrati in Italia; il contesto è quello di un’aula scolastica in cui, all’interno, si muovono e si raccontano personaggi veri, ognuno accomunato dall’essere straniero in Italia. Alcuni, più fortunati di altri, possiedono il permesso di soggiorno e un lavoro onesto, altri, invece, lottano con una burocrazia che li tiene sospesi in uno stato di angosciante incertezza e inadeguatezza.

Le lezioni di Valerio Mastandrea – anch’egli perennemente in bilico tra l’essere ora sé stesso, ora il personaggio di un ipotetico insegnante – assumono la valenza di vere e proprie ‘lezioni di vita’, intese come momenti di discussione, di confronto e ascolto reciproco, di confessioni dolorose, pianti e sorrisi. Nella lavagna il maestro appunta delle parole, come il coraggio, la paura, il lavoro, l’emarginazione: tutti temi buoni a stimolare dibattiti e a far affiorare, pian piano, le storie forti degli alunni.

Dal principio si avverte di essere di fronte a un qualcosa d’indefinito, difficile dunque da etichettare in un genere fisso; la finzione filmica si alterna sapientemente alla mera realtà e si pone al suo servizio, creando spunti per situazioni e dibattitti reali che non si limitano a coinvolgere gli attori, bensì anche l’intera troupe, regista compreso.

L’effetto sullo spettatore è quello di una sincera empatia, non solo nei confronti dei ragazzi, veri protagonisti della pellicola, bensì anche e soprattutto con i personaggi che hanno intorno, quali il maestro italiano/Valerio Mastandrea, il regista, il resto della troupe: essi si prodigano, nel loro piccolo, a migliorare la situazione dei membri della classe, ma la sensazione è quella che rimangano, in fondo, essenzialmente impotenti di fronte a un problema che sembra non trovare soluzione.

La speranza è allora quella che il messaggio lanciato da “La mia classe” voli alto fino a raggiungere chi può, davvero, cambiare le cose.

Francesca L. Sanna

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