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La mafia uccide solo d’estate 2: conferenza stampa con Pif e l’intero cast

È stata presentata in conferenza stampa la seconda stagione de “La mafia uccide solo d’estate”, la serie tratta dall’omonimo film di Pierfrancesco “Pif” Diliberto. Erano presenti in sala lo stesso Pif, Claudio Gioè, Anna Foglietta, Nino Frassica e l’intero cast artistico e tecnico. La serie uscirà in sei serate su Rai 1 da giovedì 26 Aprile.

La mafia uccide solo d’estate 2: torna su Rai 1 la serie contro la mafia

"La mafia uccide solo d'estate 2"

Eleonora Andreatta, direttrice di Rai Fiction, apre la conferenza stampa affermando come “La mafia uccide solo d’estate” riprenda un anno cruciale  della storia italiana, quello tra il ’79 e l’80. Un anno nel quale la mafia affonda un attacco ancora più doloroso verso lo stato, e quello che raccontiamo dal punto di vista di una famiglia e sopratutto da quello di un bambino che cresce. Parallelamente viene racconta la storia della lotta contro la mafia di quegli anni.

La serie si basa sull’omonimo film di Pif, che ricopre un arco temporale più lungo di vicende che arrivano fino all’omicidio di Falcone. Invece, per la serie è stata fatta un scelta opposta, ossia quella di ricoprire un arco più breve, permettendo così di raccontare la storia di eroi più conosciuti ma anche fatti più piccoli. Quelli che la storia forse avrebbe dimenticato e che invece è importante raccontare. Attraverso questi piccoli eroi viene raccontata la storia della nostra famiglia che deve compiere delle scelte, perché la serie ci ricorda come anche le scelte quotidiane dei comuni cittadini facciano parte della lotta contro alla mafia insieme al grosso impegno dei rappresentanti dello stato.

La sceneggiatura di Stefano Bises, Michele Pellegrini e Michele Astori ha saputo riportare lo stesso spirito irridente nei confronti della mafia, senza mai nasconderne la cattiveria, del film. Andreatta conclude affermando che, grazie anche alla regia di Luca Ribuoli, una produzione (Rai Fiction e Wildside) e un cast formidabile si è riusciti a confezionare un ottima serie e soprattutto un buona seconda stagione.

La mafia uccide solo d’estate 2: la serie come esame di coscienza

In seguito viene chiesto a Pif come si faccia a raccontare la Mafia anche con un sorriso tra le labbra. A tale domanda risponde: “In Taxi mi è venuto il dubbio che la gente si sia stancata di me che ogni volta parlo di Mafia, però mi sono dato una soluzione. La realtà è che questa serie è l’esame di coscienza che non ci siamo mai fatti, in realtà è utile. Non dovrei dirlo io, ma non solo fare la serie è utile ma parlarne e rivederla. Perché la famiglia Giammarresi siamo noi, non solo noi palermitani ma noi italiani. E ci sta facendo vedere tutti i difetti, i limiti, le ambizioni e le contraddizioni che abbiamo tentato.

Loro sono sono il nostro specchio, e vedremo come la città reagisce all’omicidio di Piersanti Matterella ma anche ‘all’omicidio di Carmelo Iannì, un povero albergatore che decide di appoggiare i poliziotti per catturare i criminali di cui il nome è stato infangato. Ho cercato di andare avanti senza annoiare le persone, ma sopratutto stiamo facendo quell’esame di coscienza che tutti gli italiani un po dovevano fare”.

La parola passa ai due coniugi Giammaresi, interpretati da Claudio Gioè e Anna Foglietta a cui viene chiesto di più sul difficile rapporto che si verrà a creare tra i due. La prima a parlare e la Foglietta che svela quale sia il problema da parte del suo personaggio, ovvero l’ottenimento di una cattedra ottenuta grazie alla raccomandazione del fratello. Questo le creerà un senso di colpa logorante ma da un lato il pubblico empatizzerà con lei ma gli strapperà anche risate. Questo perché verrà affiancata alla figura pulita e integerrima del marito. Ogni volta che lo guarda prova rimorso ma allo stesso tempo ne è sempre innamorata.

Il personaggio di Pia inoltre, porta avanti la sua lotta attraverso i suoi ragazzi e per questo tutti noi la perdoniamo ed è difficile “per lo spettatore capire qual’è il limite secondo il quale bisogna cedere meno alla lusinga. È proprio questo il grande potere de “La mafia uccide solo d’estate”, farti capire esattamente qual è il piccolo, piccolissimo compromesso al quale si cede e ti sembra innocuo e innocente, ma è proprio li che risiede la collusione mafiosa.”

Claudio Gioè invece, parlando del suo personaggio afferma che sia un eroe comune, un piccolo impiegato comunale che si trova in mezzo al terribile scontro tra stato e mafia. E aggiunge: “si è scoperto che l’unica arma di difesa per la gran parte delle persone e dei palermitani era proprio quella culturale. ovvero, cercare di trasmettere ai propri figli un senso civico e di legalità che credo sia un po il seme che poi porterà alla generazione appunto di Salvuccio, molti anni più tardi, a indignarsi in una maniera così forte durante le tragiche bombe del ’92. Semi culturali quindi, che i nostri padri e i nostri genitori in quegli anni difficili potevano in qualche modo operare. L’unica arma delle persone comuni era quella di combattere quotidianamente contro il malaffare, la spintarella ed altro. Si è capito anni dopo che per sconfiggere la mafia si doveva essere una rivoluzione culturale. Questa serie è un omaggio a quel senso civico a quel modo di risveglairsi del popolo palermitano”.

La mafia uccide solo d’estate 2: il rapporto tra coscienza e coraggio

“Fra’ Giacinto è un disgraziato, un farabutto”. Nino Frassica descrive il suo personaggio, e ci svela che veniva dal clima di “Don Matteo”, perché girava insieme entrambe le serie.

Francesco Scianna e Valentina D’Agostino che interpretano rispettivamente Massimo e Patrizia, vengono interrogati sul rapporto coniugale post-matrimonio che i due personaggi dovranno affrontare. Patrizia da un lato è la classica donna del sud di quegli anni: realizzata solo grazie al matrimonio. Massimo dall’altro è un “adulto bambino” che verrà piegato dal “patto col diavolo” che ha fatto con la mafia, ma avrà anche una relazione extraconiugale che metterà un po in crisi il matrimonio.

Scianna confida anche che per quanto il suo personaggio sia fuori dagli schemi, un po borderline, confuso e in combutta “forzata” con la criminalità, non può fare a meno di immedesimarsi con lui in quanto senno non potrebbe portarlo sullo schermo. Successivamente viene chiesto agli sceneggiatori se siano già all’opera su una possibile terza stagione, ma rimango sul vago affermando che di materiale d’archivio ne hanno in abbondanza per poter scrivere un seguito. Oltretutto il regista Ribuoli ha sottolineato il tratto distintivo della serie, ovvero l’aver inserito una storia di fantasia all’interno di una storia reale, cercando così di dare credibilità e un senso di realtà a tutta la storia della serie.

Pif conclude parlando del rapporto tra coraggio e coscienza, laddove in quegli anni solo il secondo era presente e si aveva il timore di fare il passo successivo. Ma affinché le cose potessero cambiare, come poi è successo si è passati dalla coscienza al coraggio, ovvero alla contestazione di un qualcosa che non poteva andare avanti così. Sottolinea anche come non sia mai stato pagato il pizzo per il film, per la prima e la seconda stagione stagione di “La mafia uccide solo due volte”. Un traguardo per lui importantissimo, simbolo di come le coscienze stiano cambiando, dimostrate anche dal fatto che nessuno ancora li ha minacciati per ciò che raccontano, cosa che allora sarebbe successa.

 

Riccardo Careddu

16/04/2018

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