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La leggenda del pianista sull’oceano – Recensione

Pluripremiato film di Giuseppe Tornatore, “La leggenda del pianista sull’oceano” racconta l’importanza della musica nella vita del personaggio impersonato da Tim Roth

Regia: Giuseppe Tornatore – Cast: Tim Roth, Pruitt Taylor Vince, Clarence Williams III, Bill Nunn, Mélanie Thierry, Easton Gage, Cory Buck, Peter Vaughan – Genere: Drammatico, colore, 170 minuti – Produzione: Italia, 1998 – Distribuzione: Medusa – Data di uscita: 28 ottobre 1998.

la-leggenda-del-pianista-sull-oceanoNel 1998, con “La leggenda del pianista sull’oceano”, tratto dal monologo “Novecento” di Alessandro Baricco, Giuseppe Tornatore, prendendo spunto dall’antichissima immagine del bimbo in fasce abbandonato in un angolo sperduto, ha dato vita a un personaggio che con la sua musica ha emozionato anche gli animi più freddi e insensibili e ha conquistato i critici cinematografici che lo hanno premiato con cinque Nastri d’Argento (di cui uno consegnatogli dal celebre Antonioni), un Efebo d’Oro (1998), sei Premi Donatello, un Globo d’Oro (tutti nel1999), un Guild Film Award e un European Film Award.

Il nome del protagonista è Danny Boodman T.D. Lemon Novecento e il suo personaggio è interpretato dal magnifico Tim Roth. Danny Boodman è anche il marinaio (Bill Nunn) che lo ha trovato a bordo della Virginian in una cassetta di limoni posta sul pianoforte della prima classe. Oltre a dargli il suo stesso nome, l’uomo ha aggiunto T.D. Lemon e Novecento in ricordo dell’anno della sua nascita. Inizialmente il piccolo è allevato in gran segreto nella sala macchine (di cui le perfette inquadrature permettono di coglierne ogni dettaglio e particolare) e solo in seguito viene conosciuto dal resto dell’equipaggio.

Un giorno però il padre adottivo muore e il ragazzino, ancora minorenne, dev’essere consegnato a un orfanotrofio. Sfugge alla polizia e a tutti quelli che lo cercano, scompare per parecchi giorni per poi ricomparire improvvisamente nella sala da ballo della prima classe mentre suona divinamente il pianoforte su cui era stato trovato nei primi giorni di vita, senza attenersi a nessuna partitura, dal momento che non sa né leggere né tanto meno scrivere la musica. Col passare degli anni, Danny Boodman diventa il pianista della nave, e, con un altro pianoforte nella sala della terza classe, la colma di armonia e onirica magia.

La musica è la sua vita, è la sua passione, è l’antro in cui può rifugiarsi nei momenti di incomprensione e soprattutto è l’unico modo in cui può raccontare le sue storie ed esprimere le sue più intime sensazioni. Quella stessa musica però lo tiene incatenato alla nave come un prigioniero, tanto che neanche la partenza del suo amico più caro, Max Tooney (Pruitt Taylon Vince), il trombettista che ha suonato con lui per tanti anni, riuscirà a portarlo via di lì, così come il breve amore con una ragazza non lo distoglierà dai suoi unici e più preziosi tesori. Le delicate, passionali, ammalianti e brillanti melodie scritte da un incredibile Ennio Morricone, che avvolgono questo meraviglioso film, trascinano lo spettatore in un’oceanica e surreale dimensione in cui spazio e tempo non sono più definibili, l’animo si fonde con la musica, e al martelletto che dà magici colpi al tasto del pianoforte, corrispondono i battiti del cuore che crescono con quelli di Novecento e si diluiscono con le sue emozioni.

Giusy del Salvatore

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