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La città invisibile – Recensione

L’Aquila dopo il terremoto, i suoi abitanti lacerati ma pieni di speranza, un futuro da ricostruire insieme: ecco alcune delle tematiche affrontate nella pellicola di Giuseppe Tandoi

Regia: Giuseppe Tandoi – Cast: Alan Cappelli, Barbara Ronchi, Nicola Nocella, Leon Cino, Roberta Scardola, Gabriele Cirilli e Riccardo Garrone – Genere: Commedia, colore, 88 minuti – Produzione: Italia, 2010 – Distribuzione: Iris Film – Data di uscita: 30 luglio 2010.

lacittainvisibileGiuseppe Tandoi, con la sua opera prima, “La città invisibile”, affronta la tragedia dell’Aquila col registro della commedia, raccontando una fiaba che potrebbe essere ambientata ovunque, ma che il regista ha scritto e realizzato in e per questa città ferita. Città che lo ha amorevolmente adottato e alla quale vuole fare un tributo d’amore, che non esprime tanto la rabbia per il disastro, quanto la speranza nel domani, la voglia di rinascita.

Girando in mezzo alle tendopoli il giovane filmaker racconta storie di quotidianità, di uomini e donne per i quali non è facile dimenticare, che vedono il domani con incertezza, ma non vogliono mollare. Così nella cornice di una tendopoli, dove abbiamo una tenda chiesa con un coro che si esercita per la ricorrenza della ‘Perdonanza’, una lavanderia comune, persino una roulotte bar, le vite dei ragazzi che la popolano non si fermano, e lentamente ognuno di loro coltiva nuovamente sogni, s’innamora, spera.

È proprio la speranza il tema dominante del film, il regista con questa pellicola desidera incoraggiare all’ottimismo, alla determinazione con la quale ogni singolo può lavorare oggi per migliorare il domani. Ma la convivenza forzata, se da una parte ha la positività di permettere rapporti umani più intensi, dall’altra è per molti, purtroppo, il luogo in cui crollano le ipocrisie sociali, per lasciare spazio a intolleranze e razzismi mai sopiti, che il vivere gomito a gomito accentua. Questo sia da parte di alcuni italiani verso gli extracomunitari, che viceversa, perdendo così l’occasione fornita dalla disgrazia, di una maggiore comprensione umana.

In un contesto cinematografico dove sappiamo parlare dei disastri nostrani solo con film – inchiesta, è piacevole poter avere un altro punto d’osservazione, dove le vicende umane hanno il sopravvento sulla denuncia delle speculazioni che alcuni hanno perpetrato su questa terra, come vampiri assetati di sangue. È altrettanto piacevole osservare che i giovani protagonisti interpretano dei ragazzi che si discostano decisamente dagli stereotipi cui ultimamente ci hanno abituato la maggior parte dei film giovanilisti.

Qui i ragazzi sono esseri pensanti, spiritosi, scalmanati, divertenti, incoscienti, ma mai banali. Segnaliamo in particolare il personaggio di Remo, interpretato da Nicola Nocella, un omaggio al grande John Belushi, veramente divertente. Negli ultimi mesi abbiamo potuto constatare che la cinematografia italiana con minori possibilità economiche è capace di portare sullo schermo prodotti di qualità, forse perché per lavorare con tempi stretti e budget estremamente limitati bisogna avere davvero tanta passione.

Complimenti a questa troupe e a questo cast, quasi completamente under 35, a Gabriele Cirilli, un simpatico Padre Juan, e a Riccardo Garrone, alias nonno Carmine, che dal suo albero riesce a vedere ‘la città invisibile’. Bella la fotografia del film, che rende vive le macerie, in un mix di dolore e pietas, in cui tutto è suggestivo, nonostante la devastazione. Va poi segnalato che Tandoi ha costruito i personaggi basandosi sulle esperienze e le amicizie che personalmente ha coltivato nella tendopoli. Il film nelle sale italiane il 30 luglio, sarà proiettato a l’Aquila solo dal 27 agosto, proprio per la ‘Perdonanza’, ricorrenza sentita da tutti i cittadini.

Massimo Racca

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