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La Bella e la Bestia – Recensione

La Bella e la Bestia: Christophe Gans tenta la difficile rivisitazione di una delle fiabe più romantiche della cultura mondiale

(La belle & la bête) Regia: Christophe Gans – Cast: Vincent Cassel, Léa Seydoux, André Dussollier, Eduardo Noriega, Myriam Charleins – Genere: Fantastico, colore, 110 minuti – Produzione: Francia, 2014 – Distribuzione: Notorious – Data di uscita: 27 febbraio 2014.

labellaebestialocdefGià esperto dell’universo del fantastico e di creature bestiali – ricordiamo, ad esempio, “Crying Freeman” (1995) e “Il patto dei lupi” (2001) –, il regista e sceneggiatore Christophe Gans si imbatte questa volta nella rivisitazione cinematografica del testo di Madame de Villeneuve, “La bella e la bestia” (“La belle et la bête”), prima versione edita della famosa fiaba di origine europea, che nulla ha a che vedere con il classico d’animazione firmato Disney.

Un’impresa ardua, non solo per la lunghezza del testo originale cui il film si è ispirato, ma, soprattutto, per l’inevitabile confronto con la versione, datata 1945, del grande maestro del cinema francese Jean Cocteau, considerata una delle migliori nella storia del cinema mondiale.

Un confronto che il regista ha, sin dal principio, cercato di schivare allontanandosi notevolmente dalla versione di Cocteau, e inserendo, piuttosto, nella sua opera alcuni aspetti del racconto di Madame de Villeneuve omessi dal maestro; ecco allora che la figura del mercante/padre di Belle acquisisce un maggiore spessore nella dinamica della favola, e la volontà del regista di concentrarsi sulle origini della maledizione della Bestia finisce per diventare il fulcro centrale della pellicola.

Una decisione questa che, se da una parte svela al pubblico una parte interessante, e poco nota, della fiaba, dall’altra finisce, però, per ‘rubare la scena’ ad altrettanti aspetti non meno avvincenti che hanno contribuito a rendere “La Bella e la Bestia” una delle favole più amate al mondo.

Poco elaborata è, soprattutto, la parte forse più importante della celebre fiaba, quella relativa, cioè, all’amore tra i due personaggi: che ne è della travolgente storia che cresce pian piano tra Belle (Lèa Seydoux) e la bestia (Vincent Cassel)? I sentimenti della giovane passano, infatti, da uno stato di disprezzo, misto a pietà, a quello di amore smisurato, senza alcun motivo apparente e ancor prima che il pubblico possa rendersene conto.

Non si avverte, dunque, un vero e proprio sviluppo, né tantomeno si comprendono le ragioni che inducono la sventurata a cambiare i propri impulsi nei confronti del singolare carceriere.

Buono è il lavoro sugli effetti speciali per ciò che riguarda l’ambientazione, caratterizzata da una scenografia accattivante che ben richiama la dimensione fiabesca e magica della storia.

Infine, di scarso impatto visivo risulta, invece, la resa dei personaggi ‘magici’ e, soprattutto, della bestia: una sorta di felino munito di mantello e guanti guarniti di pietre preziose, volti a nascondere gli artigli, unici segnali – quando mostrati – della sua mostruosità.

Francesca L. Sanna

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