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Kim Ki-Duk

Biografia

Kim Ki-Duk è forse il regista, sceneggiatore e produttore sudocreano più famoso al mondo, entrato di diritto nella storia del cinema e vincitore del Leone d’oro e del Leone d’Argento al Festival di Venezia e del premio Un Certain Regard al Festival di Cannes.

Primavera, estate, autunno, inverno… e ancora Kim Ki-duk

(Bonghwa , Corea del Sud, 20 dicembre 1960 – Riga, 11 dicembre 2020)

Kim-Ki-duk Biografia

È un cinema che parla attraverso le immagini quello di Kim Ki-duk, un cinema simbolico e realistico al contempo, dove la poesia e il simbolo si fonde con la cruda realtà e la violenza dell’azione corrisponde a una solitudine umana senza paragoni.

Acclamato in Europa, ma poco conosciuto oltreoceano e accolto con freddezza in patria, Kim Ki-duk nasce il 20 dicembre del 1960 a Bonghwa, un piccolo villaggio della Corea del Sud. Con la famiglia si sposta a Seoul a nove anni e qui frequenta un istituto professionale per l’agricoltura. A diciassette anni, a causa della povertà della famiglia, è costretto a lavorare in fabbrica, mentre a venti decide di arruolarsi in marina, dove rimarrà per cinque anni. Si avvicina alla religione con l’intento di diventare predicatore ma, nel 1990, si trasferisce a Parigi deciso a coltivare la sua passione per la pittura, grazie alla quale nella capitale francese riesce a mantenersi.

Inizia a scrivere sceneggiature e nel 1993 ottiene il premio dell’Educational Institute of Screenwriting con la stesura di “A Painter and a Criminal Condemmed to Death”.

Kim Ki-duk, “Crocodile” e l’esordio alla regia

L’esordio alla regia risale al 1996, quando dirige “Crocodile”, storia di un ragazzo che vive derubando i cadaveri di suicidi, che passano sotto il ponte di un fiume, violenta una giovane che salva dal suicidio e poi se ne innamora. Già da questa prima opera è ben chiara la natura della cinematografia di Kim Ki-duk, dove violenza, sesso e dolore sono elementi centrali. Scenario diverso – da un’ambientazione sud-coreana si passa a quella parigina – ma stessa presenza di violenza e morte per “Wild Animals” (1997), al quale segue “Birdcage Inn” (1998), dove il sesso è ancora protagonista.

Il nuovo millennio inizia felicemente con “L’isola”, che accende i riflettori sul regista a livello internazionale per la sua presenza al Festival di Venezia e al Sundance Film Festival. Suicidio, eros e thanatos sono ancora una volta protagonisti. Sempre nel 2000 la sperimentazione di Kim Ki-duk raggiunge l’apice con “Real Fiction”, girato in soli 200 minuti con dieci cineprese e due videocamere digitali.

Guerra, violenza e sesso, spesso vissuto come atto costrittivo, oltre alla forte presenza di elementi autobiografici, sono rintracciabili anche nei successivi “Indirizzo sconosciuto” (2001), “Bad Guy” (2001) e “The Coast Guard” (2002).

Tra simbologia, violenza e senso di pace: i film di Kim Ki-duk

Nel 2003 l’opera di Kim Ki-duk viene conosciuta in Italia con “Primavera, estate, autunno, inverno… e ancora primavera”, in cui si attenua la violenza dei precedenti lavori, seppur un senso di inquietudine pervada lo spettatore, estasiato di fronte a una splendida fotografia in una storia ricca di simboli.

Con il successivo “La samaritana” (2004), in cui riprende il tema della prostituzione, riceve l’Orso d’Argento alla regia al Festival di Berlino, così come, sempre nel 2004, con “Ferro 3 – La casa vuota” ottiene il Leone d’Argento al Festival di Venezia.

Nel 2005 è presente al Festival di Cannes con “L’arco”, al quel seguono “Time” (2006), “Soffio” (2007) e “Dream” (2008), sul cui set, a causa di un incidente, per poco non perde la vita una delle attrici.

Kim Ki-duk, la depressione e le riflessioni sulla vita

Segue un periodo di depressione che porta il regista a fermarsi fino al 2011, anno in cui realizza “Arirang”, che riceve il premio Un Certain Regard al Festival di Cannes, e “Amen”, in cui sembra riprendere le sue riflessioni sull’arte e la vita, già presenti in “Arirang”.

I riconoscimenti non mancano neanche nel 2012 quando con “Pietà” viene insignito del Leone d’Oro al Festival di Venezia, dove si ripresenta di nuovo nel 2013 con “Moebius”.

Violenza e vendetta ritornano, ancora una volta, come temi portanti in “One on One” (2014).

Kim Ki-duk muore l’11 dicembre del 2020 in Lettonia, in seguito a complicazioni legate al Covid-19.

Giorgio Bartoletti

Filmografia

Kim Ki-duk Filmografia – Cinema

Kim Ki-duk Filmografia

  • Coccodrillo (1996)
  • Wild Animals (1997)
  • The Birdcage Inn (1998)
  • L’isola (2000)
  • Real Fiction (2000)
  • Indirizzo sconosciuto (2001)
  • Bad Guy (2001)
  • The Coast Guard (2002)
  • Primavera, estate, autunno, inverno… e ancora primavera (2003)
  • La samaritana (2004)
  • Ferro 3 – La casa vuota (2004)
  • L’arco (2005)
  • Time (2006)
  • Soffio (2007)
  • Dream (2008)
  • Arirang (2011)
  • Amen (2011)
  • Pietà (2012)
  • Moebius (2013)
  • One on One (2014)
  • Stop (2015)
  • The Net (2016)
  • Ingan, gong-gan, sigan geuligo ingan (2018)
  • Din (2019)

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