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Kiki consegne a domicilio – Recensione

“Kiki consegne a domicilio”, un piccolo grande capolavoro firmato da Hayao Miyazaki che incanta grandi e piccini

(Majo no Takkyuubin) Regia: Hayao Miyazaki – Cast: Minami Takayama, Kappei Yamaguchi, Rei Sakuma, Akio Ohtsuka, Chika Sakamoto, Haruko Kato, Hiroko Seki, Keiko Kagimoto, Keiko Toda, Kikuko Inoue, Kouichi Miura, Kouichi Yamadera, Mieko Nobusawa, Mika Doi, Shinpachi Tsuji, Sho Saito, Takaya Hashi, Yoshiko Asai, Yuko Kobayashi, Yuriko Fuchizaki – Genere: Animazione, colore, 99 minuti – Produzione: Giappone, 1989 – Distribuzione: Lucky Red – Data di uscita: 24 aprile 2013.

kiki-consegne-a-domicilio-locNel 1989 Hayao Miyazaki, dopo il successo de “Il mio vicino Totoro”, decise di trasformare in un lungometraggio la storia per l’infanzia scritta da Eiko Kadono, e così venne alla luce “Kiki consegne a domicilio”.

Protagonista di questa piccola stella lucente che ha conquistato di diritto un posto tra i capolavori del cinema d’animazione, è Kiki una tredicenne molto particolare. Sebbene la nostra eroina sia maldestra e vispa come tutte le ragazzine della sua età, ha una peculiarità che la distingue dalle altre: è una strega.

Come ogni aspirante strega, arrivato il fatidico tredicesimo compleanno, deve lasciare la sua casa per affrontare un anno di apprendistato in una città lontana per diventare una strega a tutti gli effetti.

Di storie come questa i creatori di anime giapponesi nel corso degli anni ne hanno ‘partorite’ un’infinità. Se siete cresciuti a pane, nutella e cartoni “made in Japan”, la storia non potrà per certi versi che ricordarvi “Renzie la strega”, “Sandy dai mille colori” oppure “L’incantevole Creamy”. Nessuno di quelli citati ha però il potere di toccare il cuore del pubblico, spingendolo a volte anche alle lacrime, come fa “Kiki consegne a domicilio”. È proprio qui che entra in gioco il genio di Hayao Miyazaki, nessuno come lui ha il dono di rendere una semplice pellicola per l’infanzia, un veicolo potente di messaggi positivi che rasserenano l’anima.

Kiki, infatti, non è solo una streghetta ma il mezzo di cui il regista si avvale per parlare di gioventù, che qui viene ritratta in maniera realistica come un’epoca in cui gioia e spensieratezza vanno a braccetto con dubbi e preoccupazioni. Ad un certo punto durante il suo percorso di formazione Kiki pensa di aver perso il suo dono, e si rattrista pensando di dover mollare tutto e tornare sconfitta a casa dai suoi genitori: quante volte è capitato ad ognuno di noi di trovarci davanti a degli ostacoli che parevano insormontabili e che ci hanno fatto dubitare delle nostre capacità? Praticamente sempre.

Proprio per questo Miyazaki tramite la sua protagonista dal cuore grande e dalle guance rosse, che assomiglia ad un’altra delle sue ‘bambine’ (Heidi), esorta i giovani a non mollare di fronte le avversità ma di credere invece in sé stessi e nelle proprie capacità e ad affrontare la vita con coraggio e ottimismo, perché non c’è quasi nulla per cui non possa esistere una soluzione.

Oltre ad essere un inno all’ottimismo e alla gioia di vivere, come ogni favola che si rispetti, “Kiki consegne a domicilio” è un film sul potere del legame tra genitori e figli, sempre più forte di qualsiasi distanza, sull’amicizia, e sull’amore.

A sedurre in maniera totale il pubblico oltre alla simpatia di tutti i personaggi (Kiki, il gatto nero Jiji, e l’anziana signora che diventa quasi la nonna putativa della nostra eroina) in primis, sono proprio le immagini create dalla matita di Shinji Ootsuka, Katsuya Kondou e Yoshifumi Kondou, che con i loro colori, hanno il potere di far rivivere allo spettatore i propri sogni di bambino sul grande schermo.

Lontano anni luce dai lungometraggi animati che vanno tanto di moda oggi, tutti effetti speciali e 3D, “Kiki consegne a domicilio” rapirà totalmente il vostro cuore.

Non esiste nessuna buona ragione per non correre al cinema a vedere questo film che come pochi altri possiede la capacità di incantare i più piccoli e di suscitare una variegata gamma di emozioni anche nel pubblico adulto.

Mirta Barisi

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