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Joe – Recensione

Joe: l’America di David Gordon Green attraverso lo sguardo del premio Oscar Nicolas Cage

Regia: David Gordon Green – Cast: Nicolas Cage, Ronnie Gene Blevins, Tye Sheridan, Sue Rock, Heather Kafka – Genere: Drammatico, colore, 117 minuti – Produzione: USA, 2013 – Distribuzione: Movies Inspired – Data di uscita: 16 ottobre 2014.

joe-locTexas, in un intricato Sud moderno, una pioggia incessante scandisce il lavoro e il riposo; il giorno e la notte si alternano in un susseguirsi di fatica e alcol, così come il buio e la luce articolano lo svolgimento della storia, in un andamento cromatico ripetutamente investito dal rosso del sangue.

Al centro della vicenda Joe Ransom (Nicolas Cage), ex galeotto di sensibilità rudimentale, e Gary Jones (il Tye Sheridan giovane talento di “Tree of Life”), un ragazzino energico ma sfortunato, cresciuto affannosamente ai margini di una società selvaggia.

I protagonisti di “Joe”, presentato al Festival di Venezia 2013 e diretto da David Gordon Green, si incontrano ben più che in un fortuito sguardo, intrecciando i propri destini in una storia dal gusto amaro e toccante.

Costretto a spostarsi continuamente di città in città per salvaguardare la madre e la sorella da un padre alcolizzato e violento, che li coinvolge in situazioni sgradevoli ovunque provino a insediarsi, Gary viene assunto da Joe, che dirige una squadra di somministrazione di veleno agli alberi, per una società di legname.

In una variegata costellazione umana fatta di braccianti della working class, donne perlopiù succubi di una mascolinità feroce, e personaggi della più ordinaria quotidianità di paese, i due si stringono in un legame patriarcale che si risolverà, a seguito di eventi inesorabilmente protesi alla tragedia, in un finale misto di redenzione e speranza.

Il Sud di “Joe”, trae ispirazione dal Mississippi raccontato da Larry Brown, autore dell’omonimo romanzo, da cui prende spunto il film. Pare che il libro, pubblicato nel 1991, e accolto benevolmente dalla critica internazionale, fosse stato pensato fin da subito per un adattamento cinematografico, e che sia stato poi Green a proporne l’allestimento, sotto suggestione di Gary Hawkins, suo docente di regia. Il regista di “George Washington” e “Prince Avalanche”, ritorna alla sue radici indie, in una produzione che segue il filone folkloristico tracciato da Hawkins, sceneggiatore della pellicola, nel suo documentario “The Rough South of Larry Brown”.

Un’opportunità importante per Nicolas Cage, che presta il volto a una maschera di contraddizioni e passioni, vivendo la vita a malapena vivibile di Joe, archetipo di una mascolinità che sa svelarsi all’occorrenza nella sua più dolce essenza, e che, costantemente ai limiti della legge, si barcamena, per alleggerire le proprie giornate e quelle delle persone che ama.

Dal suo cane alla sua amante, tutti sembrano corrotti da quello stesso veleno che infetta gli alberi, che si abbattono ingiustamente per fini privati, metafora suggestiva di un’esistenza votata alla sopravvivenza e inquinata dalle sofferenze che oppongono i personaggi in un contesto socialmente degradato.

L’unico che pare sottrarsi a questo morbo è proprio Gary, il ragazzino che intravede in Joe un modello imperfetto eppure ammirabile, e attraverso i cui occhi, Joe, a sua volta, intuisce un barlume di speranza e una possibilità di rivincita.

In questo dramma delicatamente portato a compimento, ogni sfumatura della sfera sentimentale appare sfiorata, con tecnica mai maniacale, seppure sempre ai margini dell’ossessione e del vizio ostentato. Ogni possibilità si schiude proprio laddove sembrerebbe negarsi inesorabilmente. E ogni legame umano è indagato con profondità, e mai banalmente, nel suo manifestarsi oltre le leggi della famiglia e dell’amicizia.

Si direbbe, ancora, un lamentoso muggito dal ruggente Sud dell’America.

Francesca Spasiano

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