Eco Del Cinema

Into the Storm – Recensione

Una pellicola catastrofica che, nonostante i grandi effetti speciali, non riesce a stupire

Regia: Steven Quale – Cast: Richard Armitage, Sarah Wayne Callies, Jeremy Sumpter – Genere: Thriller, colore, 89 minuti – Produzione: USA, 2014 – Distribuzione: Warner Bros Italia – Data di uscita: 27 agosto 2014.

intothestormIn sole poche ore, la cittadina di Silverton viene colpita e devastata da una serie di tornado senza precedenti. Tutta la città si ritrova vittima di cicloni inaspettati e mortali e nulla di buono viene presagito dai cacciatori di tempesta, anzi: il peggio deve ancora venire. Molti riescono a trovare riparo, altri si spingono verso il vortice per documentare in prima linea quanto sta avvenendo. Fino a che punto un vero ‘storm chaser’ si può spingere per ottenere quello scatto fotografico che si presenta una volta sola nella vita?

“Into the Storm” è un film che delude. A essere precisi, in realtà, è un film che delude moltissimo. Il regista Steven Quale (“Final Destination 5”) ha deciso di muoversi in un terreno a lui ignoto: quello dei grandi cataclismi ambientali. E, a quanto pare, raccontare della morte, in fondo una piccola catastrofe naturale anch’essa, è molto diverso dal decidere di rappresentare sul grande schermo gli effetti devastanti che un tornado EF5 può provocare.

Tralasciando una trama decisamente banale, si può dire che questo ‘cli-fi thriller’ non riesce proprio a decollare: si mantiene sulla stessa lentezza narrativa per tutti gli 89 lunghissimi minuti della sua durata. Insomma: calma piatta all’orizzonte. Il che, ça va sans dire, per una pellicola sui cicloni non è proprio l’ideale.

Non che non ci siano scene di un’epicità spiccata, in cui lo spettatore riesce ad intuire la futilità umana di fronte ai piani della natura, anzi: bisogna infatti ammettere che “Into the Storm” sia un film dai grandi effetti speciali. Solo che, alla fine dei conti, a rimanere impresso è il deserto narrativo che circonda questi momenti di grande impatto visivo.

Quale ha confezionato un prodotto dal sapore decisamente americano: nessun cliché del genere viene risparmiato. Si passa dal grande ed eroico sacrificio finale del presunto uomo senza scrupoli ai monologhi pieni di pathos di personaggi che sono sul punto di morire e che, alla fine, non si sa come, non muoiono mai. Il tutto, ovviamente, senza dimenticare di trasmettere i fondamentali valori del senso civico e dell’eroismo statunitense.

Nonostante ciò la recitazione riesce a convincere: notevoli sono le prestazioni degli attori principali che, anche all’interno di una sceneggiatura molto carente, riescono a rendere quasi credibili i personaggi da loro interpretati.

Anche il mondo dei ‘cacciatori di tornado’ poteva essere approfondito meglio: i personaggi o sono costretti in una bidimensionalità piuttosto esile o sono connotati di grandi ed epici sentimenti del tutto stereotipati. Forse sarebbe stato meglio, a questo punto, sfruttare tali personaggi per sensibilizzare, e soprattutto istruire, gli spettatori su un tema tristemente protagonista della nostra contemporaneità.

Micol Koch

Articoli correlati

Condividi