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Index zero – Recensione

“Index Zero”, un’interessante opera prima sul futuro prossimo venturo

Regia: Lorenzo Sportiello – Cast: Ana Ularu, Simon Merrells, Bashar Rahal, Mya-Lecia Naylor, Antonia Liskova, George Zlatarev, Meto Jovanovski, Velislav Pavlov, Anton Poriazov, Hristo Mitzkov, Alexandra Lopez – Genere: Fantascienza, colore, 82 minuti – Produzione: Italia, 2014.

index-zeroC’è tutto del genere distopico, quello inaugurato da “1984” di Orwell, nel film d’esordio del giovane regista Lorenzo Sportiello “Index Zero”, presentato al Festival Internazionale del Film di Roma 2014.

In un futuro prossimo venturo, partorire dei figli è illegale e per avere accesso negli Stati Uniti d’Europa bisogna essere compatibili con un indice di sostenibilità adeguato al grado di benessere. Quelli integrati rientrano nell’Index Zero. Non è il caso di Kurt e della sua compagna Eva, che aspetta un bambino.

Dopo un lungo viaggio, che ricorda tanto quello di Viggo Mortensen e suo figlio in “The Road” di John Hillcoat, la coppia arriva in una sorta di kasba ai confini dell’impero. Dopo un claustrofobico giro nelle viscere della terra, i due credono che lì sia la salvezza. Arrestati e separati cercheranno di sopravvivere in un mondo dove la libertà, soppiantata dalla sostenibilità, non esiste più.

Il futuro, raccontato da Sportiello con una fotografia livida, è senza speranza, almeno in apparenza. In realtà del mondo esterno, quello degli integrati, si vede poco o nulla. Ma si capisce da immagini prese da servizi televisivi che c’è ancora chi protesta sullo stile di Occupy Wall Street. Non tutto andrà come doveva, ma Kurt, senza rientrare nell’Index Zero, continuerà la sua battaglia.

Il film, che ricorda pellicole come “Nirvana”, è stato definito dal regista un film di fantascienza umanista, di respiro internazionale. Nella narrazione molti spunti sono solo accennati e non sono sviluppati al meglio; tuttavia, quest’opera ha il merito di far osservare la realtà da una prospettiva diversa.

Con un cast internazionale, “Index Zero”, tutto girato in inglese, è un ottimo esordio per un regista che dimostra di conoscere molto bene il cinema e di saper fare un buon uso della colonna sonora, firmata dallo stesso Sportiello in tandem con Alex Campedelli.

L’opera ha avuto una lavorazione difficilissima e ha corso il rischio di non vedere la luce per ragioni economiche e la postproduzione è stata finanziata dallo stesso regista.

Ivana Faranda

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