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Il villaggio di cartone – Recensione

Potendosi fregiare di due Leoni d’Oro, uno alla carriera, e uno per lo splendido “La leggenda del santo bevitore”, Ermanno Olmi ha deciso di presentare il suo “Il villaggio di cartone”, fuori concorso alla 68a mostra lagunare

Regia:Ermanno Olmi – Cast: Rutger Hauer, Alessandro Haber, Massimo De Francovich, John Geroson, El Hadji Ibrahima Faye, Irma Pino Viney, Fatima Alì, Samuels Leon Delroy, Fernando Chironda, Souleymane Sow – Genere: Drammatico, colore, 87 minuti – Produzione: Italia, 2011 – Distribuzione: 01 Distribution – Data di uscita: 7 ottobre 2011.

villaggiodicartoneLa pellicola del regista ottantenne, che dopo “Centochiodi”, nel 2007, aveva espresso il desiderio di dedicarsi solo ai documentari, ma, immobilizzato per due mesi per colpa di una caduta, ha impegnato il tempo facendo ciò che gli viene più naturale, creare delle storie, vede una delle colonne portanti della cinematografia italiana tornare dietro alla macchina da presa, con una storia che ha creato non poche discussioni e polemiche.

L’incipit è semplice, un sacerdote deve, col cuore colmo di tristezza, vedere l’inesorabile sgombero della chiesa di cui è parroco da anni. Una volta sconsacrata, la vecchia parrocchia diviene in pochi giorni il rifugio di un gruppo di clandestini in fuga.

Per il vecchio sacerdote la chiesa assurge come non mai a dimora del Cristo, seppur spoglia di simboli e priva di ritualità.

È proprio questa scelta del regista, il più mistico tra i grandi maestri italiani, di promuovere una nuova religiosità, dove l’amore per il Signore si privi di orpelli, e si dimostri nella concretezza del quotidiano, ad aver suscitato tanto clamore.

Rutger Hauere e Alessandro Haber regalano al pubblico un’interpretazione che lascia il segno, e nonostante la pellicola non sia perfetta, Olmi riesce comunque a bucare lo schermo e a far riflettere, su amore, condivisione, fratellanza, fede.

Maria Grazia Bosu

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