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Il Sud è niente – Recensione

Urlo silenzioso di un Sud che trova il coraggio di ribellarsi al suo destino

Regia: Fabio Mollo – Cast: Vinicio Marchioni, Miriam Karlkvist, Valentina Lodovini, Andrea Bellisario, Alessandra Costanzo– Genere: Drammatico, colore, 90 minuti – Produzione: Italia, 2013 – Distribuzione: Cinecittà Luce– Data di uscita: 28 novembre 2013.

sudeniente“Il Sud è niente e niente succede”…

Il regista calabrese Fabio Mollo battezza il suo primo lungometraggio con la realizzazione de “Il sud è niente”, accolto con un lungo e caloroso applauso all’anteprima mondiale nella sezione Discovery del Toronto Film Festival e in concorso all’ottava edizione del Festival Internazionale del Film di Roma.

Con un lavoro accurato e sensibile, Mollo porta sul grande schermo la storia di Grazia (interpretata dall’esordiente Miriam Karlkvist), una diciassettenne che vive a Reggio Calabria con il padre Cristiano (Vinicio Marchioni), venditore di pescestocco e il costante pensiero della misteriosa scomparsa del fratello Pietro che la tormenta. La nostalgia del fratello la segna talmente tanto da plasmare nel tempo inconsciamente il suo aspetto esteriore, rendendolo sempre più simile a quello maschile. Una sera, una delle tante in cui vegliava la barca di Pietro, diventata per lei sacra, si immerge nelle acque dello stretto e sembra scorgere in quei fondali la figura del fratello. Da allora decide di fare di tutto per conoscere la verità. Nel tentativo di sciogliere il silenzio del padre, incontra Carmelo (Andrea Bellisario), figlio di un giostraio, che l’accompagnerà nella ricerca di Pietro e di se stessa.

Concepito nella periferia della città tra i ruderi, palazzi fatiscenti e incompiuti, tipici di uno scenario meridionale, “Il sud è niente”, il cui titolo è una chiara provocazione contro la mentalità che ha relegato il sud in una condizione di impotenza, parla di una famiglia, del suo dolore, dell’incomunicabilità e dell’ assenza di libertà, quella libertà troppe volte messa a tacere dalla malavita. Qui però non servono i completi gessati, i sigari, le pallottole e le stragi brutali; la realtà in cui regna l’omertà e l’assenza di una qualsiasi ribellione alla criminalità mostrata dal giovane regista è tutta lasciata all’intuizione e al silenzio. Il suo è un modo delicato, sottile e originale di esprimere la rabbia dei suoi personaggi alle prese con una tematica così talmente spiattellata dal cinema nostrano e mondiale di tutti i tempi. Attraverso gli occhi di Grazia vediamo da vicino l’aspetto sociologico di un microcosmo calabrese, fatto non solo di lavoro nella “putia”, scuola, casa, feste patronali e ingiustizie ma anche di riscatto. La figura della giovane infatti impersonifica il cambiamento e il coraggio di uscire fuori da un sistema disonesto, imposto e consolidato che le sta stretto. In antitesi, il padre risulta un piccolo eroe perdente, che non riesce invece ad alzare la testa e fronteggiare i soprusi che mettono a repentaglio la stabilità della propria famiglia. La forza di Grazia rappresenta inoltre uno stimolo per una nuova generazione frizzante e curiosa, che si fa delle domande ma soprattutto che ha bisogno di risposte.

La pellicola affida allo spettatore un ruolo emotivo attivo suggerendo un’unica parola d’ordine: commuovere; intessute da una colonna sonora impeccabile appaiono toccanti le scene del ballo catartico dei ragazzi tra le giostre, quelle dei tuffi al mare, delle corse in motorino e dei racconti bisbigliati dalla nonna che ricordano un’adolescenza comune a tutti noi.

Il realismo magico di Mollo è scandito dalla veridicità degli interpreti, dal loro spessore psicologico e sottolineato dai numerosi primi piani che esplorano i loro stati d’animo. Strepitosi Vinicio Marchioni nei panni del reggino doc, Valentina Lodovini (in una piccola parte) e dell’esordiente Miriam Karlvist, che ha saputo gestire in maniera eccellente il peso da protagonista. Significativo l’uso delle comparse prese dalla strada (i pescivendoli, i ragazzi della periferia della città), capaci di raccontare in modo autonomo la realtà del meridione usando un linguaggio quasi più suggestivo e sorprendente degli attori stessi.

Distribuito da Cinecittà Luce, “Il Sud è Niente” è di sicuro un piccolo capolavoro per il genere.

Giulia Surace

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