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Il sentiero della felicità – Recensione

Il sentiero della felicità: un prezioso documento sul mistico indiano Yogananda

  • Regia: Paola di Florio, Lisa Leeman
  • Genere: Documentario, colore
  • Durata: 87 minuti
  • Produzione: USA, 2014
  • Distribuzione: Cineama
  • Data di uscita: 16 Febbraio 2016

il sentiero della felicità

È un gioiellino nel suo genere “Il sentiero della felicità”, film documentario di Paolo di Florio e Lisa Feeman, sulla vita dello yogi più famoso al mondo che negli anni ’30 ha portato in occidente lo yoga.
La meditazione è qualcosa di molto complesso che può portare l’essere umano a un livello superiore, vicino a Dio, seppur non inteso nel senso più canonico della parola. Sono state raccolte per il film le testimonianze di alcuni personaggi, come George Harrison e Ravi Shankar, la cui vita è stata sconvolta letteralmente dalla scoperta dello yoga. Immagini sporche, ma non per questo d’impatto minore, ci portano nel cuore della vera India, a Benares, sulla riva della grande madre Ganga. I gath brulicano di vita e dietro una miriade di viuzze strette, in un mercato il giovane Mukunda Lal Ghosh incontra il suo guru e maestro Swami Sri Yukteswar Giri che lo farà diventare il mistico che conosciamo, dopo lunghi anni di pratica e di sacrifici. In realtà lui ha già tutto dentro di sé, al punto che a soli 11 anni sogna la morte della madre nello stesso momento in cui avviene.

Il risveglio dell’umanità attraverso la diffusione della pratica dello Yoga nel mondo degli anni ’30 sempre in bilico tra scienza e filosofia

Alla base della narrazione in “Il sentiero della felicità” ci sono sempre in primo piano gli occhi profondi dello Swami che ricordano molto da vicino quelli della madre. Sono tante le prove che Yogananga dovrà affrontare nella sua vita ricca e piena di spiritualità. La prima e più importante risale al 1920 con il suo viaggio a Boston, negli USA, come delegato indiano al Congresso Internazionale delle religioni. Il trasferimento alla più aperta Los Angeles segna l’apertura delle porte delle percezioni, molti anni prima dell’arrivo di Jim Morrison. Nasce la sacra scienza del Kriya Yoga e l’organizzazione del Self-Realization Fellowship. Tra mille viaggi tra USA e Europa e altrettante prove da superare, il maestro arriva alla sua maturità veicolando contemporaneamente l’antica cultura dei veda insieme a quella del cristianesimo. Il tutto anche con un occhio alla scienza quantistica.

”Il sentiero della felicità” è dunque sì la storia di un grande uomo, ma anche una panoramica sulla storia dell’ultimo secolo, in cui alle parole del guru si accompagnano preziose immagini di repertorio. Il messaggio che passa è un inno all’amore universale con un registro visivo a tratti psichedelico perfettamente compatibile con il bianco e nero sgranato dei filmati d’epoca. Dopo esser ritornato in India, Yogananda scrive il suo “Autobiografia di uno yogi”, tradotto in molte lingue e trovato come unico libro nell’ipad di Steve Jobs alla sua morte. Il maestro morirà nel 1952 a Los Angeles subito dopo aver finito il suo discorso in un incontro ufficiale con l’ambasciatore indiano.
Il suo messaggio all’umanità di realizzare i propri sogni è tutto nelle ultime immagini del film, illuminate dalla grande luce della saggezza di Yogananda.

Giuliano Vizzaccaro

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