Eco Del Cinema

Il Dubbio – Recensione

Uno scontro duro, a carattere moraleggiante, tra una dubbiosa Meryl Streep e un enigmatico Philip Seymour Hoffman

(The Doubt) Regia: John Patrick Shanley – Cast: Mery Streep, Philip Seymour Hoffman, Amy Adams, Viola Davis, Alice Drummond, Lloyd Clay Brown, Carrie Preston, Joseph Foster, Bridget Megan Clark, Audrie J. Neenan, Susan Blommaert – Genere: Drammatico, colore, 104 minuti – Produzione: Usa, 2008 – Distribuzione: Walt Disney Studios Motion Pictures Italia – Data di uscita: 30 gennaio 2009.

ildubbioIl dubbio è che Charles Dickens non sia andato troppo lontano dalla verità nei suoi racconti. Il dubbio è che comunque la si voglia metter la Chiesa non esce mai troppo bene nelle raffigurazioni cinematografiche. Il dubbio è quel sospetto che si insinua nella mente di comunità repressive e che lacera l’anima di chi non ha fiducia nel prossimo. “Il Dubbio”, infine, è il film di critica della società educativa ecclesiale diretto da John Patrick Shanley e interpretato magistralmente da Philip Seymour Hoffman e da Meryl Streep (candidata all’Oscar per il ruolo di Sorella Aloysius Beauvier).

Negli anni, l’intreccio tra scuola e religione è stato sinomino di molte contraddizioni in nome di valori sbandierati e poco perseguiti, la pellicola indaga proprio quest’aspetto all’interno dell’istituto St’Nicholas nella metà anni 60.

Siamo nel Bronx e il dubbio in questione è quello che la protagonista, severa e conservatrice responsabile del collegio, nutre ai danni Padre Flynn, reo, secondo una soffiata da lei ricevuta, di prestare troppe attenzioni a Donald, primo ragazzo di colore ad essere ammesso alla scuola.

Il vento del cambiamento proposto da Padre Flynn (innocente fino a prova contraria) si oppone al rigido codice comportamentale imposto dalla Beauvier, il gioco del detto non detto viene continuamente rimandato, quasi a sfidare il giudizio e la morale dello spettatore, costretto a scegliere la parte dogmatica in cui stare.

Il lungometraggio, diretto con solenne sincerità da parte di Shanley, rievoca certi processi sommari che l’opinione pubblica, specie in un crogiuolo meltin pot come la Grande Mela di quell’epoca, portava al patibolo per sfogare la propria repressione sociale; qui fattasi ancor più aspra, posta tra le mura di un conservatorio-scuola-orfanotrofio, dove il timore verso Dio è l’unica speranza di redenzione.

Il tema affrontato infatti, attuale seppure solo nei giornali di settore, rimane quello scandalistico, il quale tocca velatamente l’esaltazione del potere e l’ombra infame della pedofilia. Il cambiamento più grande sta nel capire l’evolvere di un’umanità che cerca nuove figure “ideali” da seguire e, più che il dubbio, il titolo dovrebbe essere il duello (etico e dialettico), mai così esacerbato nel cinema degli ultimi lustri come in questo caso.

Fotografia di un’epoca in transizione, dove i conflitti per migliorare la qualità della vita erano all’ordine del giorno e le parole di un sacerdote avevano ancora il loro peso. Insomma, un affresco storico a tinte cupe davvero ben esposto e raffigurato, che lascia un senso di disagio rispondente ai nomi (distorti) di cultura e progressismo.

Simone Bracci

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