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Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve – Recensione

La fuga avventurosa di un centenario per niente stanco

Regia: Felix Herngren – Cast: Robert Gustafsson, Iwar Wiklander, David Wiberg, Mia Skäringer, Jens Hultén – Genere: Avventura, colore, 105 minuti – Produzione: Svezia 2013 – Distribuzione: Eagle Pictures – Data d’uscita: 24 aprile 2014.

centenarioChi ha detto che il cinema svedese è cupo, duro e malinconico? Infatti il regista nato a Stoccolma Felix Herngren fa del bestseller “Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve”, che ha venduto più di sei milioni di copie, una commedia spassosa.

E’ la vicenda dell’anziano Allan Karlsson, che finisce in una casa di cura dopo aver vissuto a pieno un secolo di storia. Proprio pochi giorni prima di spegnere la centesima candelina, evento cui Allan non sembra minimamente interessato, l’uomo decide di sfuggire una volta per tutte dalla tediosa vita quotidiana. Così, Allan scappa da una finestra e questo passaggio segna l’inizio di una serie di eventi comici e totalmente inattesi, tra cui l’incontro con una gang di criminali, omicidi, una valigia piena di bigliettoni, un elefante e un poliziotto incompetente. L’anziano Allan Karlsson, è sicuramente uno soggetti di finzione più divertenti degli ultimi anni.

“Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve”, è una storia che ha dell’assurdo, costellata da una girandola di equivoci, narrata in una sequenza cronologica lineare che, a più riprese, si intreccia con i flashback che ripercorrono la vita del protagonista in una galleria di personaggi incredibili e grotteschi. Molti hanno paragonato il suo personaggio a quello di “Forrest Gump”, che conosce in modi improbabili e ingenui i più importanti uomini del XX secolo. Allan potrebbe essere considerato più che altro uno stoico, che accetta le privazioni e, aiutato da una sua grande passione, la dinamite, trasforma la grande storia a suo vantaggio.

Il senso del film è da sintetizzare nella frase “La vita è quello che è e sarà quel che sarà”: è così che Allan sembra dirci che il tempo degli eroi e delle vittorie è finito. L’arma della modestia mischiata a una genialità bizzarra può, però, condurre a un riscatto. I temi che il film affronta sono trattati con leggerezza, evitando di ridurre gli anziani a satiri beffardi o a figurine inermi e patetiche. Più che altro, il signor Karlsson e il suo compare ricordano i Blues Brothers, ricercati da mezzo mondo.

Il lavoro si presenta leggero e piuttosto divertente; Robert Gustafsson, l’attore principale, dona al personaggio credibilità e ironia al tempo stesso. Tutto sembra funzionare bene nella prima parte della pellicola; le energie del regista Felix Hernrgren, infatti, si concentrano tutte sul passato del protagonista. Il presente, ovvero la seconda parte, mostra il periodo dell’anzianità di Allan e avanza saltando alcune tappe del romanzo, unendo il tutto a colpi di gag e teatrini. I lettori del libro avranno sicuramente notato alcuni “buchi” narrativi presenti nel film, avendo colto nella sua interezza la pazzesca avventura dell’Allan centenario.

In questa trasposizione de “Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve”, pur non del tutto fedele al testo stampato, vi è comunque una bellissima lezione di vita: i cadaveri dei nemici lungo il fiume a un certo punto passano, come recita un vecchio detto, perché la speranza è l’ultima a morire. L’importante è resistere e aspettare la soddisfazione di una sottile vendetta.

Allan Karlsson, inoltre, fa quello che dovremmo fare tutti noi occidentali, o tanti di noi: non preoccuparci del futuro, usare di più l’istinto e non indugiare sul passato.

Giulia Surace

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