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Il carattere italiano – Recensione

Il carattere italiano: un viaggio musicale che coinvolge tutti i sensi e permette anche allo spettatore profano di conoscere l’affascinante mondo dell’Orchestra di Santa Cecilia

Regia: Angelo Bozzolini – Genere: Documentario, colore, 100 minuti – Produzione: Germania, 2013.

il-carattere-italianoLa prestigiosa tradizione dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia rivive al cinema grazie al documentario di Angelo Bozzolini, “Il carattere italiano”, presentato Fuori Concorso al Festival del Film di Roma 2013.

La pellicola però non si limita a dare solo una testimonianza preziosa sul modo di fare musica dell’orchestra: Santa Cecilia diventa l’emblema della tempra morale, culturale, artistica degli italiani, appassionati, mai perfetti, ma sempre in grado di interpretare autori stranieri e nostrani come fossero parte della loro fibra.

Il carisma all’italiana dell’orchestra di Santa Cecilia viene messo in luce soprattutto dalle parole di famosi direttori d’orchestra che hanno avuto l’onore di lavorare insieme a quei musicisti nel tempo. A detta di tutti, da Harding a Temirkanov, la dinamicità e il romanticismo del gruppo sono unici, grazie a una diversità di approccio rispetto alle orchestre anglosassoni o tedesche: l’italiano riesce a dare una visione d’insieme alla partitura, senza soffermarsi sul dettaglio, per darne un’interpretazione appassionata, anche se non perfetta.

Sono principalmente tre le voci di questo documentario: i musicisti, i direttori d’orchestra e soprattutto l’attuale direttore di Santa Cecilia, Antonio Pappano, e i solisti che hanno avuto la possibilità di eseguire concerti a Roma. Dal pianista Stefano Bollani alla violinista Janine Jensen, pure questa categoria esprime entusiasmo nei confronti del modo di approcciare dei nostri connazionali al rapporto musicale con il solista, che riesce sempre a instaurare una certa chimica con l’orchestra.

Viene dato poi molto spazio ai singoli musicisti, alle loro paure e ai loro sogni, permettendo allo spettatore, anche ignaro, di entrare nel magico mondo della musica classica. Si susseguono momenti divertenti, commoventi, persino bucolici: la scena del trombettista che suona affacciato dal Passo dello Stelvio, come se stesse eseguendo un concerto in uno stadio, è molto suggestiva. Anche la figura di Antonio Pappano regala sorrisi e ammirazione, per la sua semplicità mista a viscerale passione. È interessante notare, soprattutto per i profani, i differenti stili registici dei direttori d’orchestra, la loro gestualità e come questa sia in grado di influenzare le note e la loro dinamicità.

Essendo un film sulla musica, non potevano neanche mancare riferimenti all’arte degli strumenti musicali: dalla selezione degli alberi al lavoro nell’affascinante bottega artigiana nel cuore di Sacrofano, tutto veicola precisione e amore verso materie prime e suggestioni tattili.

Irene Armaro

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