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Il capitale umano – Recensione

“Il capitale umano” è forse il miglior film che Virzì abbia mai realizzato, intenso e coinvolgente, tanto diverso dalle altre sue opere e al contempo intriso dello stesso amore per le umane debolezze

Regia: Paolo Virzì – Cast: Valeria Golino, Valeria Bruni Tedeschi, Luigi Lo Cascio, Fabrizio Bentivoglio, Fabrizio Gifuni, Vincent Nemeth, Bebo Storti, Gigio Alberti, Matilde Gioli, Pia Engleberth, Giovanni Anzaldo, Guglielmo Pinelli, Nicola Centonze – Genere: Drammatico, colore – Produzione: Italia, 2014, 01 Distribution – Data di uscita: 9 gennaio 2014.

capitaleumanoAllontanandosi da se stesso e dall’ironia che sostiene il suo narrare, Virzì si tuffa a capofitto in un noir intrigante, che coinvolge dal primo minuto, in un costante crescendo di tensione che fa si che lo spettatore dipani l’intricata matassa delle vicende solo nel finale, come nei migliori thriller.

Il film è tratto dall’omonimo romanzo di Stephen Amidon, che ha incantato Virzì dalla prima lettura; senza dubbio una solida struttura dalla quale gli sceneggiatori hanno attinto a piene mani, per poi rielaborare e adattare le vicende ad una realtà che il regista vuole assolutamente italiana, anche se il film mantiene quel sapore ‘americano’ delle migliori pellicole di genere.

I personaggi creati da Amidon vengono privati di quei dettagli del loro vissuto che arricchiscono il libro, per essere mostrati nudi, nella vivida realtà del momento, dove ognuno di loro appare quasi fotografato dal regista, all’apice del dramma che li coinvolge.

Con un cast d’eccezione, in cui nessuno primeggia perché tutti sono strepitosi, Virzì disegna sullo schermo un ampio spettro di umanità, figlia dei nostri tempi, in cui a farla da padrona è la solitudine; a fare da cornice al tutto un piccolo centro in Brianza, in cui si intersecano le vite dei protagonisti.

La località, non tanto lontana dalla Milano ‘finanziaria’, è il luogo ideale in cui far dimorare un magnate della finanza, quella ‘tossica’, tale è Giovanni Berneschi, e la sua famiglia, attorno alla quale ruotano tutti i benestanti della zona, e chi, come lo scaltro Dino Ossola, sperano di diventarlo, magari arricchendosi con facili guadagni.

Un incidente sulla strada provinciale segnerà per sempre le vite dei protagonisti e metterà a nudo la vera natura di ciascuno, in un susseguirsi di eventi che Virzì presenta da diverse angolature, come se diversi osservatori abbiano potuto seguire parallelamente i vari personaggi.

Con questo film, il regista livornese sale di livello, mostrando una maturità artistica che regala allo spettatore movimenti di macchina raffinati ed una sapienza narrativa che trova la sua completezza nell’eccellente fusione tra disamina emotiva e trama gialla.

Maria Grazia Bosu

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