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I Vichinghi – Recensione

Film di serie B per chi dell’avventura non sa fare a meno

(Northmen: A Viking Saga) Regia: di Claudio Faeh – Cast: Ryan Kwanten, Ed Skrein, James Norton, Tom Hopper, Leo Gregory, Charlie Murphy, Ken Duken, Anatole Taubman, Bettina Kenney, Johan Hegg, Danny Keogh, Joe Vaz, Nic Rasenti, Darrell D’Silva, Richard Lothian, Daniel Janks, Mark Strepan – Genere: Avventura, colore, 98 minuti – Produzione: Svizzera, Germania, Sudafrica, 2014 – Distribuzione: Eagle Pictures – Data di uscita: 27 novembre 2014.

i-vichinghiSe alla vista di spade, pugnali e muscoli ben torniti non potete non pensare all’avventura, se bastano un po’ di riprese dall’alto per farvi entusiasmare, ed ogni gruppo di impavidi in viaggio vi ricorda ‘La compagnia dell’anello’, questo è il film che fa per voi.

I muscoli non mancano, le armi neppure, e ci sono anche le riprese simil-Peter Jackson, molto simil, che condiscono le imprese di un gruppo di sfortunati vichinghi, naufragati sulle coste della Scozia, alla disperata ricerca di un modo per raggiungere la roccaforte vichinga di Danelaw.

Se invece quando guardate un film d’avventura siete tra quelli che fanno la conta dei guerrieri sul campo di battaglia e trovano fastidioso il fatto che le file dell’esercito nemico rimangano invariate nonostante le evidenti morti (mentre gli eroi si trovano costantemente decimati), se trovate deplorevole che il bello di turno sia indistruttibile e vorreste, in questo contesto di armi bianche, poter impugnare un fucile per sterminare i protagonisti, decisamente questo film non fa per voi.

Tra cattivi caricaturali, spade indistruttibili, arcieri infallibili, tempi dilatati o rimpiccioliti, per assecondare le esigenze del copione, ci sarebbe da perdere veramente la pazienza, non fosse che alcune situazioni risultino persino comiche.

Il film di Faeh, sulla carta una complessa saga vichinga, annoia e non poco nella prima parte, per poi aumentare notevolmente il ritmo nella seconda dove, se sedete ancora sulla poltrona del cinema, vi sarete comunque rassegnati, curiosi di sapere come va a finire.

Regista e sceneggiatori hanno scomodato la tradizione vichinga e le sue leggende per proporre un minestrone di banalità dove tutto è già stato visto, dalla donzella condannata a ingiuste nozze, al leader giovane e coraggioso, Asbjorn, cui presta i muscoli l’affascinante Tom Hopper, non amato da tutti i suoi uomini, fino ai cattivi sanguinari, chiamati senza molta fantasia ‘lupi’; non poteva infine mancare la figura del monaco-guerriero.

Tra una battaglia e l’altra qualcuno raggiunge il Valhalla, dove i combattenti caduti si radunano nel palazzo di Odino (vedi “Thor”), e i sopravissuti continuano la marcia verso la libertà.

Le riprese non valorizzano il paesaggio del Sudafrica che fa da cornice al film.

Unica nota interessante la scelta nel cast di Johan Hegg, leader della band svedese metal ‘Amon Amarth’ (dal ‘Monte Fato’ di Tolkien), la cui musica trasuda epica vichinga.

Maria Grazia Bosu

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