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I fantasmi di Portopalo

I fantasmi di Portopalo – Recensione: Il valore civile di un uomo qualunque

I Fantasmi Di Portopalo Scena

Nella notte tra il 24 e il 25 Dicembre del 1996, all’argo delle coste siciliane, difronte al piccolo paesino di Portopalo, naufragò un’imbarcazione carica di 283 persone. Per l’epoca rappresentò la più grande tragedia marina avvenuta nel Mediterraneo dai tempi delle Seconda guerra mondiale. Tragico antecedente di quella strage che si sta ancora compiendo nel Mediterraneo. Si perché quella nave era piena di immigrati che, stivati come bestie in una piccola imbarcazione, erano in cerca di fortuna nel nostro pese.

Di quella tragedia, per lungo tempo, non si seppe nulla. Nei giorni successivi alla tragedia i pescatori di Portopalo ritrovano numerosi cadaveri ma non denunciarono nulla alle autorità competenti. Non fu omertà insensata ma paura dovuto al non aiuto istituzionale; di quelle istituzioni che spesso sono lontanate dalle esigente della gente comune.

I fantasmi di Portopalo: una verità a lungo taciuta

Cinque anni dopo un pescatore, Salvo Lupo, alla notizia, che i colpevoli di quella strage erano riusciti a farla franca per mancanze di prove, decide di parlare. L’uomo racconta tutto, dapprima alle autorità, ma la cosa non è presa sul serio, allora si mette in contatto col giornalista Giovanni Maria Bellu, interpretato da Giuseppe Battiston, inusuale in uno sceneggiato televisivo.

I fantasmi di Portopalo: il costo della verità

Il pescatore, interpretato da Beppe Fiorello, inevitabilmente entra in una drammatica spirale che lo allontanerà dalla sua piccola comunità. Il film ci mostra cosa succede dentro una famiglia quando si vuole iniziare un percorso di verità; perché a volte chi fa la cosa giusta paga un prezzo carissimo. Quello, purtroppo, pagato da Lupo e la sua famiglia.

Anche come forma di risarcimento morale, il servizio pubblico racconta la storia di quest’uomo; anche perché la televisione di Stato dovrebbe raccontare storie che aiuta la gente a riflettere oltre che a proporre importante modelli di impegno civile. È la storia di Lupo ha molto da insegnare in tal senso. Inoltre il film riporta a galla una storia importante del nostro passato recente, non conosciuta o dimenticata dai più.

Operazione complessa quella di portare in prima serata una storia d’immigrazione, un tema certamente non amato dal grande pubblico. Ma grazie a un abile costruzione narrativa e una regia secca, che non indulge sul patetismo, il film riuscirà ad appassionare il pubblico.

Oreste Sacco

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