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I colori della Passione – Recensione

“La salita al Calvario” diventa un film: “I colori della Passione”

(The Mill and the Cross) Regia: Lech Majewski – Cast: Rutger Hauer, Michael York, Charlotte Rampling, Joanna Litwin – Genere: Drammatico, colore, 92 minuti – Produzione: Svezia, Polonia, 2011 – Distribuzione: CG Home Video – Data di uscita: 30 marzo 2012.

icoloridellapassionelocDopo aver spopolato al Sundance Film Festival arriva nei cinema italiani “I colori della passione” del regista polacco Lech Majewski, originalissima trasposizione visiva del quadro di Pieter Bruegel il Vecchio, “La salita al Calvario” del 1564.

Lo spettatore ha modo di entrare letteralmente nell’opera, che si anima di figure in movimento a strati diversi. Non è facile raccontare un film così, di cui si è avuto un’anticipazione nell’installazione video presentata all’ultima Biennale di Venezia tra gli eventi collaterali.

È lo stesso pittore fiammingo interpretato da Rutger Hauer a introdurre per viva voce la genesi dell’opera, insieme al suo ricco committente, che ha le fattezze di Michael York. Tutto questo mentre intorno a loro la vita quotidiana va avanti colorandosi a tratti di violenza tremenda ad opera dei cavalieri dell’inquisizione spagnola. E tra le 500 figure che popolano il dipinto, ne sono state scelte soltanto alcune da sottolineare. Sono la famiglia numerosissima del pittore e di un mugnaio, una giovane coppia, un viandante, un’eretica. Spicca su tutte, però, quella della vergine Maria, che ha il viso incantevole di Charlotte Rampling.

Tutti si muovono sullo sfondo delle immagini, che prendono vita come uno straordinario tableaux vivants. Figura strategica è quella del mugnaio e della sua grassa moglie. Loro dall’alto del loro mulino a vento che sembra una futuristica astronave osservano senza intervenire mai le creature del mondo. E sembra che le grandi ruote del meccanismo girino come quelle di un orologio che batte il tempo dell’esistenza umana.

Ed è la violenza più brutale, più che l’amore a muovere le azioni di tutti. Bruegel per abitudine copriva nelle sue tele la figura centrale con quelle meno importanti. Perché è così, come detto dallo stesso regista in conferenza stampa, che succede all’uomo che si perde dietro alle mille cose irrilevanti di ogni giorno, e non vede ciò che conta.

Nel film, come nel quadro la croce trascinata da Gesù Cristo è al centro dell’immagine come un ragno dentro la sua ragnatela. “La salita al Calvario” è una festa per gli occhi e per il cuore per lo spettatore amante dell’arte come del cinema. Le giubbe russe dei cavalieri dell’Inquisizione sono come pennellate di vermiglio di un pittore ma in più si muovono. Mentre invece è ferma la Madonna, ai piedi della Croce, l’unica non in abito del 1500.

Il film di Maiewski è uno straordinario ibrido di antico (la pittura) e moderno (computer grafica e 3D). È un sogno piacevolmente lento in cui galleggiare e non importa che ci siano poche battute da parte dei tre attori protagonisti. Parlano per loro i loro visi, a cominciare da quello rugoso di Rutger Hauer, che ha la stessa forza espressiva di quando faceva il replicante di “Blade Runner”. Lo stesso dicasi per Charlotte Rampling, bella con tutti i segni del tempo e con una tragica intensità negli occhi che solo la Madonna può avere.

Ivana Faranda

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