Eco Del Cinema

Humandroid – Recensione

Blomkamp dà alla luce un robot umano troppo umano

(Chappie) Regia: Neill Blomkamp – Cast: Hugh Jackman, Sigourney Weaver, Dev Patel, Sharlto Copley, Ninja, Yolandi Visser, Brandon Auret, Johnny Selema, Anderson Cooper, Maurice Carpede, Jason Cope, Kevin Otto, Chris Shields, Jose Pablo Cantillo – Genere: Azione, colore, 120 minuti – Produzione: USA, 2015 – Distribuzione: Warner Bros Italia – Data di uscita: 9 aprile 2015.

humandroidIn un futuro a pochi passi dalla nostra attualità, la polizia di Johannesburg mantiene il controllo della città grazie ad un corpo speciale di androidi. Chappie, uno dei robot poliziotto, sottratto alla scuderia dei tecnosbirri viene riprogrammato e dotato di intelligenza artificiale. Pensando autonomamente, il cyberneonato dovrà imparare a velocità supersonica come vanno le cose, districandosi tra i malsani dettami della sua famiglia adottiva, formata da un manipolo di  gangster, e il mondo esterno che lo vede come una minaccia per l’umanità.

Con gli stessi intenti di “District 9”, l’ottimo film d’esordio del regista, Neill Blomkamp sceglie la sua nazione, il Sudafrica, come scenario della storia per trattare uno dei temi a lui più cari: la segregazione razziale. Se nella sua opera prima erano gli alieni, intrappolati e ghettizzati sulla terra, oggetto di soprusi di matrice xenofoba, questa volta è l’androide Chappie, unico rappresentate della sua specie, a finire vittima di brutali violenze fisiche e psicologiche.

Ciò che colpisce in “Humandroid” è la simbiotica amalgama tra la vita reale e il tripudiante  spettacolo degli effetti speciali. La cura visiva è al servizio del racconto ottenendo un’estetica che rende più realistico un robot senziente e più futuristico un umano, sempre meno consapevole della propria coscienza.

Così, Blomkamp introduce un nuovo spunto di riflessione nel suo fantascientifico universo dove la smarrita identità delle persone sarà recuperata e, forse, portata in salvo dalle coscienze digitali degli androidi creati proprio dall’uomo.

Il film, però, non permette alle meditazioni esistenziali di ingombrare il terreno dell’action. La narrazione è estremamente fluida e scorre senza alcuna asperità, travolgendo anche alcuni snodi della trama affrontati con spregiudicatezza. Il percorso espositivo è reso ancor più frizzante dall’umorismo, ormai tipico del regista sudafricano, che in alcuni casi scivola volutamente nel ridicolo.

“Humandroid” è una pellicola con pregi e difetti e quindi, da questo punto di vista, molto umana e intrigante. Un’opera che fa della mescolanza, stavolta tra macchina e uomo, il suo piatto forte esattamente in risposta all’apartheid. Coinvolge per le emozioni suscitate da qualcosa, che per assurdo, è antitetica ai sentimenti: un robot. Il suo nome è Chappie e ha un destino già scritto: non farci mai dimenticare che il futuro dell’uomo non può essere solo umano.

Riccardo Muzi

Articoli correlati

Condividi