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Hand in Hand – Recensione

“Hand in Hand” di Valérie Donzelli, storia d’amore e commedia brillante in Concorso al Festival Internazionale del Film di Roma

(Main Dans la Main) Regia: Valérie Donzelli – Cast: Valérie Lemercier, Jérémie Elkaïm, Valérie Donzelli, Béatrice De Staël – Genere: Commedia, colore, 90 minuti – Produzione: Francia, 2012.

hand-in-handUn’algida insegnante di danza nonché direttrice del balletto dell’Opèra di Parigi e un giovane artigiano restano letteralmente attaccati dopo un bacio rubato da lui con simpatica insolenza. È l’inizio di una simbiosi in cui saranno coinvolti sua sorella Veronica e l’amica del cuore di lei. Pian piano, i due si conoscono sempre più, senza avere tuttavia una vita sessuale. La loro è un’unione molto più profonda, anche se raccontata con toni ironici al limite del paradosso. Hélène e Jojo, infatti, sono attaccati l’un l’altro per tutto il giorno, quasi come se uniti da un sortilegio magico. E sì, che lei è una bobo ovvero una borghese-bohémien, mentre Joachim è un artigiano che vive in campagna con la grande famiglia della sorella. In realtà i due non sono poi così diversi e non solo per il loro background sociale, ma soprattutto per i rapporti quasi morbosi che li legano rispettivamente e all’amica mezza matta Constance e alla sorella.

Tutto gira bene nel film della Donzelli, che racconta una Francia pre/Hollande; e la leggerezza domina su una storia che vira nel tragico solo alla fine, ma nel modo giusto con il personaggio di Constance, più triste di tutti ma mai patetico. Lei, una specie di punk borghese sa di essere gravemente malata ma tace con tutti. Parlano per lei solo gli sguardi vuoti, colti per un attimo da un amico a una festa.

Alla fine del film, le vite di tutti cambieranno in qualche modo. La Donzelli ci racconta una Parigi brillante con anziani politici galanti e vita in campagna che tutto sommato non è niente male. Fa da sottofondo alla narrazione il mondo della danza classica, e di quella contemporanea. Non si può, infatti, non notare una citazione palese di una coreografia della grande danzatrice e performance Pina Bausch, nell’interpretazione con la lingua dei segni di “The Man that I Love” di Gershwin.

Ottimo il cast del film che vede prima di tutto come protagonista assoluta Valérie Lemercier, vincitrice di due premi César, perfetta nei panni dell’algida – ma non troppo – Hélène. Accanto a lei, Jérémie Elkaim, ex compagno della regista e con lei attore e cosceneggiatore di “La guerre est déclarée”. E chiudiamo con l’ottima performance di Béatrice De Stael, alias Constance De la Porte, il personaggio forse più forte di tutta la storia, già diretta dalla regista nel precedente “La Reine des Pommes”. Le location ovviamente sono fantastiche da quella parigina, città dell’amore per definizione a New York. La sceneggiatura è scritta dalla Donzelli e Elkaïm con Gilles Marchand, già regista di Qui a tué Bambi”, interpretato dalla regista.

Ivana Faranda

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