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Hachiko – Il tuo migliore amico – Recensione

La tenera storia di un cane e il suo padrone, per l’abile regia di Lasse Hallström

(Hachiko: A Dog’s Story) Regia: Lasse Hallström – Cast: Richard Gere, Joan Allen, Jason Alexander, Cary-Hiroyuki Tagawa, Erick Avari, Davenia McFadden – Genere: Drammatico, colore, 93 minuti – Produzione: USA, 2008 – Distribuzione: Lucky Red – Data di uscita: 30 dicembre 2009.

hachiko-il-tuo-migliore-amicoMettete insieme un cane dolcissimo, il suo affettuoso padrone e la morte di quest’ultimo, e la bomba ad orologeria della commozione non faticherà affatto ad esplodere…

Il mix è talmente perfetto e altamente calibrato che solo un’aridità sentimentale spropositata può impedire, a chiunque veda questo film, di sentire un profondo senso di inadeguatezza nel constatare con quanta superficialità ci si accosti alle futilità della vita.

Lasse Hallström è un vero talento nel cucire la tenerezza nei gesti dei propri personaggi, e i suoi precedenti lavori come “Chocolat” (2000), “Le regole della casa del sidro” (1999) e “Buon compleanno mr. Grape” (1993), per citarne solo alcuni, ne sono la prova.

Quella di Hachiko, il cane di razza Akita, che nonostante la morte del suo padrone, dimostrò una profonda fedeltà aspettandolo per dieci anni alla fermata del treno sul quale lo vide salire l’ultima volta, è una di quelle storie che scaldano il cuore indurito da troppe meschinità. Il fatto è realmente accaduto e questo, già di per sé, lo inserisce in una sorta di “mitologia” moderna; ma ad accentuarne l’aspetto favolistico è la lontananza di sentimenti tanto atavici quanto caduti nell’oblio, con i quali dobbiamo necessariamente fare i conti.

Il vero Hachiko visse in un Giappone pre-bellico più di settant’anni fa, dove per convenzioni iconografiche siamo sempre stati abituati a collocare parole di valore autentico come fedeltà e dovere. Il film non ha la pretesa di raccontare una storia eroica o appositamente tendente al sentimentalismo, con colpi di scena che distolgano l’attenzione, invece che catturarla. Il binario unico sul quale viaggia questo “treno” è intriso di semplicità e calore, di tenerezza e rassicurazione, consci del fatto che chi ti ha amato non smette di esserci…

Serena Guidoni

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