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Frankenweenie – Recensione

‘Horror’ d’animazione dolce, avventuroso e poetico, come solo le migliori pellicole di Tim Burton sanno essere, candidato all’Oscar come Miglior Film d’Animazione

Regia: Tim Burton – Cast – Winona Ryder, Martin Landau, Martin Short, Catherine O’Hara, Atticus Shaffer, Charlie Tahan – Genere: Animazione, b/n, 120 minuti – Produzione: USA, 2012 – Distribuzione: Walt Disney – Data di uscita: 17 gennaio 2013.

frankenweenieBurton porta sul grande schermo l’amicizia tra Victor e Sparky, protagonisti di uno dei suoi primi cortometraggi, realizzato in live-action nel 1984, seguendo un suo soggetto originale, quando ancora il famoso regista lavorava come animatore alla Disney, e un ridotto budget non gli aveva permesso di andare oltre i 26 minuti.

“Frankenweenie”, secondo lungometraggio d’animazione che il regista realizza per casa Disney dopo “Nightmare before Christmas”, riprende il soggetto e lo arricchisce di personaggi e intrecci, come il cineasta avrebbe desiderato fare in gioventù.

Il film è un inno all’amicizia tra Victor, un bambino solitario e appassionato di scienze, e il suo adorato cane, Sparky; sentimento questo tanto forte da portare Victor a mettere in pratica tutte le sue conoscenze scientifiche per tentare di riportare in vita il suo bull terrier, malauguratamente travolto da un’auto.

Ma come i film di “Frankenstein” insegnano, manipolare la vita non solo non è cosa facile ma può portare anche, nonostante le buone intenzioni di Victor, a ‘mostruose’ conseguenze, così l’affettuoso cagnolone riprende si a scodinzolare, ma tra cuciture, fori e viti di sostegno.

Con questo film Burton torna ai temi ai lui cari, quali le ambientazioni cupe che hanno il profumo degli horror anni ’30 dei quali da ragazzo si nutriva, basti pensare che il personaggio del signor Rzykruski ad esempio, il professore di scienze, che nella versione originale ha la voce di Martin Landau (indimenticato comandante Koenig di “Spazio 1999”), all’ennesima collaborazione col regista, è un omaggio al leggendario Vincent Price, protagonista di horror memorabili quali “La maschera di cera” e “L’esperimento del dottor K”.

Ma c’è anche l’amore e l’affetto che vanno oltre la morte, riportando alla vita, la diffidenza della massa per tutto ciò che appare diverso, e l’incredulità che si trasforma in fiducia solo quando la realtà appare più chiara; il tutto condito da personaggi tanto bizzarri da far sembrare la ‘resurrezione’ di Sparky la cosa più naturale dell’universo.

Per il lungometraggio Burton riprende la stop-motion, già utilizzata nel cortometraggio e che perfettamente si adatta allo spirito del racconto, secondo il regista infatti quello che fanno gli animatori spostando infinite volte i pupazzi per ‘animarli’, è simile concettualmente al riportare alla vita l’amato cane da parte di Victor.

Per più di due anni una folta equipe ha lavorato alle scene data la complessità delle riprese, occorrono infatti ben 24 frame al secondo, per cui gli animatori hanno dovuto posizionare i pupazzi 24 volte per ottenere un secondo di animazione filmata, e Burton ha seguito passo passo tutta la lavorazione, in ogni settore.

Le immagini in bianco e nero, tra cimiteri, esperimenti, segreti, mostri e celebrazioni cittadine, emanano una poesia indescrivibile, dove il 3D, per quanto arricchisca, è ben poca cosa se paragonato alla potenza espressiva delle vicende e dei suoi protagonisti.

Per questo consigliamo il film a tutti, grandi e piccini, ma soprattutto ai sognatori, che facilmente si lasceranno trasportare da questo regista visionario in un mondo di fantasia animato da sentimenti più che mai reali.

Maria Grazia Bosu

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