Eco Del Cinema

Festa della donna: un omaggio al talento femminile

Al giorno d’oggi le donne si fanno strada all’interno di molti settori della società, non ultimo, quello del cinema. Negli anni si è accresciuto il numero di donne protagoniste all’interno del panorama cinematografico, ma la loro presenza risulta comunque esigua se confrontata con la controparte maschile. Oggi, 8 marzo, Eco del cinema vuole celebrare le donne che hanno reso grande  quest’arte, si tratta di figure differenti che condividono il merito di aver saputo, ognuna a modo suo, lasciare un segno all’interno di un’ambiente difficile e spesso ostile, quello dell’industria dei sogni: il cinema.

Il cinema si tinge di rosa: sette registe per festeggiare la giornata della donna

festa della donna[dropcap color=”#d98e15″ bgcolor=”#fffff” sradius=”0″]D[/dropcap]orothy Arzner è nata a San Francisco nel 1897 ed ha trascorso la sua giovinezza a Los Angeles, dove suo padre era proprietario di un ristorante rinomato tra le celebrità di Hollywood, l’Hoffman Café. La vita di Dorothy si intreccia fin da subito con il mondo del cinema, quando l’Hoffman Cafè diviene il punto di ritrovo di personaggi come Charlie Chaplin e Mack Sennett; ma lei ancora non conosce le proprie potenzialità e, cresciuta si iscrive all’università della California; ma i suoi studi si interromperanno a causa dello scoppio della prima Guerra Mondiale, durante la quale lavora come volontaria per l’Intelligence Department, ambiente nel quale incontra William De Mille, fratello del più celebre Cecil, che le offre un lavoro alla Famous Player-Lasy, successivamente denominata Paramount. Al termine del conflitto è decisa a riprendere gli studi ma, dopo aver visitato uno studio cinematografico, decide di abbandonarli per intraprendere la carriera di regista. Il primo lavoro che ottiene è quello della stenografa, successivamente comincia a stendere sceneggiature e, dopo appena sei mesi di lavoro, viene promossa al ruolo di montatrice, imparando il mestiere in brevissimo tempo. “Sangue e arena” è la sua prima opera, di cui divide la regia con Fred Niblo; il film riceve numerose lodi ma il suo nome non viene mai menzionato. Rimane impressionato della sua capacità il regista James Cruze, che le offre di collaborare con lui alle dipendenze della Paramount. Nel corso della sua carriera all’interno della casa cinematografica, Dorothy Arzner darà vita ad oltre cinquanta pellicole con un risultato qualitativo talmente straordinario che chiede di poter passare alla regia. La Paramount si mostra restia a cedere alle sue richieste, i registi sono solitamente uomini, ma si vedrà costretta ad accettare poiché Dorothy minaccia di passare alla concorrente Columbia Pictures .

 

Festa della donna[dropcap color=”#d98e15″ bgcolor=”#fffff” sradius=”0″]I[/dropcap]da Lupino nasce a Londra, il 4 febbraio 1918. Comincia la sua carriera come attrice, lavorando dapprima in Inghilterra, poi negli Stati Uniti dove, nel corso degli anni Quaranta, fu apprezzata interprete di numerosi noir. Considerata l’unica donna regista in grado di lavorare nel clima repressivo configuratosi a Hollywood negli anni Cinquanta, si cimentò nel genere melodrammatico, ma discostandosi dai modelli tradizionali e concentrando la sua attenzione su temi controversi, quali la bigamia, la malattia fisica, la maternità al di fuori del matrimonio. Dotata di senso dell’umorismo e di una personalità irriverente, il suo atteggiamento verso le conquiste di libertà e indipendenza femminili talvolta fu accusato di conformismo tradizionalista, mentre in realtà si espresse con grande chiarezza nell’amara saggezza cui giungono le eroine dei suoi film, tanto che le sue opere sono state riesaminate in quest’ottica nell’ambito degli studi del movimento femminista.

 

Festa della donna[dropcap color=”#d98e15″ bgcolor=”#fffff” sradius=”0″]L[/dropcap]ina Wertmuller è nata a Roma il 14 agosto 1928. Dopo aver conseguito il diploma all’Accademia Teatrale Pietro Sharoff di Roma, intraprese numerosi lavori, cimentandosi in diversi campi, dal teatro alla radio alla televisione, fino al 1963, anno in cui debutta al cinema avendo l’opportunità di lavorare come assistente di Federico Fellini in 8 1/2. A Lina Wertmuller va il merito di aver rinnovato la commedia all’italiana, grazie all’uso sapiente della satira e ad una sensibilità vivace e pungente. Attraverso i suoi lavori la regista è sempre riuscita a mettere in luce le tendenze di costume che si andavano delineando all’interno della società, dando una grande prova di sensibilità e maturità critica, senza però mai operare un’analisi delle dinamiche intrinseche a questi cambiamenti. Molto amata all’esterno, Lina Wertmuller ha ottenuto numerosi riconoscimenti internazionali, tra cui una doppia nomination all’Oscar nel 1977 , per la regia e la sceneggiatura della pellicola “Pasqualino Settebellezze” del 1975. Gli anni Ottanta e Novanta hanno visto una sostanziale conferma delle linee direttrici del cinema della Wertmuller che ha continuato a firmare opere come “Scherzo del destino in agguato dietro l’angolo come un brigante da strada”(1983)

 

Festa della donna[dropcap color=”#d98e15″ bgcolor=”#fffff” sradius=”0″]C[/dropcap]hantal Akerman nasce a Bruxelles, il 6 giugno 1950. Nel 1971, appena ventenne, inizia a frequentare assiduamente l’Anthology Film Archives di New York scoprendo il New American Cinema e avvicinandosi agli autori più sperimentali come Andy Warhol e Stan Brakhage. Stimolata da questo nuovo modo di fare e pensare il cinema, nel 1974 girò il suo primo lungometraggio: “Je, tu, il, elle”. Nel 1975 realizzò “Jeanne Dielman”, si tratta della minuziosa descrizione della disperata ripetitività della vita di una casalinga dedita occasionalmente alla prostituzione per mantenere se stessa ed il figlio adolescente. “Le Monde” ed il “New York Times” lo classificarono come “il più grande capolavoro femminile della storia del cinema”. La Akerman raggiunse così la consacrazione ed il riconoscimento internazionale, tanto che Gus Van Sant e Todd Haynes hanno affermato che il loro lavoro è stato molto influenzato da Jeanne Dielman. Nel 1976 tornò a New York per la realizzazione di “News from home”, poi ancora nel 1988 per “Histoires d’Amérique” e nel 1996 per la commedia romantica “Un divano a New York”, con William Hurt e Juliette Binoche. Nel 2006 Chantal Akerman girò un documentario su Israele ambientato a Tel-Aviv e montato a Parigi, il film è una serie di inquadrature fisse della Akerman nel suo appartamento e di ciò che si vede dalle finestre, narrato dalla voce fuori campo della regista stessa che commenta l’esperienza lasciandosi andare a digressioni sull’isolamento, la solitudine, il tempo e l’ebraicismo.

Festa della donna[dropcap color=”#d98e15″ bgcolor=”#fffff” sradius=”0″]K[/dropcap]athryn Bygelow è nata a San Carlos, il 27 novembre 1951. Nel 1978 girò il suo primo film, il cortometraggio “Set-Up”, subito accolto con interesse dai festival statunitensi ed europei. L’esordio nelle vesti di regista avvenne però qualche anno più tardi con “The Loveless” (1983), ambientato tra i “bikers” (i motociclisti) della provincia americana degli anni cinquanta. Il desiderio di uscire dai limiti delle produzioni indipendenti e di raggiungere un pubblico più vasto indusse la Bigelow a tentare la strada delle major hollywoodiane, ma fu solo nel 1987 che riuscì a portare a termine il secondo lungometraggio, “Il buio si avvicina”, atipico horror contemporaneo. I positivi riscontri ottenuti dal film non contribuirono tuttavia ad agevolare la realizzazione dei progetti successivi: l’uscita di “Blue Steel – Bersaglio mortale” (1990), un thriller imperniato sulla figura di una donna poliziotto -interpretata da Jamie Lee Curtis – la cui realizzazione è dovuta all’interessamento e alla coproduzione di Oliver Stone. A proprio agio con i ritmi e le cadenze del film d’azione, nel 1991 colse un notevole successo con “Point Break – Punto di rottura”, vicenda ad alta tensione a base di inseguimenti e rapine in banca. La cineasta californiana diresse poi un altro thriller, questa volta co-sceneggiato e coprodotto dall’ex marito James Cameron, “Strange Days” (1995). Nel 2008 dirige “The Hurt Locker”, un film bellico ambientato in Iraq che segue le vicende quotidiane di un gruppo di militari statunitensi. Inizialmente poco considerato, nel corso del 2009 T si è rivelato un grande successo di critica, e ha fruttato alla sua regista molti premi, tra cui, prima donna nella storia, il Premio Oscar per la miglior regia. Il film vince nelle categorie miglior film, miglior sceneggiatura originale, miglior montaggio sonoro, miglior sonoro, miglior montaggio.

Festa della donna[dropcap color=”#d98e15″ bgcolor=”#fffff” sradius=”0″]M[/dropcap]ira Nair è nata in Bhubaneshwar, 15 ottobre 1957, terza figlia di un militare e di un’assistente sociale, a tre anni entra a far parte di una compagnia teatrale che porta in strada opere tradizionali indiane. A soli Diciannove anni vince una borsa di studio per Harvard che le consente di raggiungere gli Stati Uniti dove matura la decisione di dedicarsi al cinema. Il suo primo lungometraggio è uno strepitoso successo: “Salaam Bombay!” e vince la camera d’oro, il premio del pubblico al Festival di Cannes nel 1988 e riceve una nomination agli Oscar. Il film seguente, “Mississippi Masala”, una storia d’amore tra una giovane indiana e un afro-americano, vince tre premi alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nel 1991. Nel 1995, in “La famiglia Perez”, con Anjelica Huston e Alfred Molina, descrive la vita dei rifugiati cubani a Miami. Nel 2001 il suo film “Monsoon Wedding – Matrimonio indiano”, storia di un caotico matrimonio indiano panjabi, è un grande successo e vince un Leone d’Oro alla Mostra di Venezia. ll 2004 è la volta del film “La fiera della vanità ” dal titolo originario di “Vanity Fair”, che entra a far parte della selezione ufficiale della 61ª Mostra di Venezia. Temi centrali della sua filmografia sono la descrizione sociologica della propria nazione e la difficoltà dell’integrazione. L’ultimo suo film “Il fondamentalista riluttante” ha cercato di capire, lei induista, i motivi del terrorismo islamico. Proprietaria della casa di produzione Mirabai Films, la Nair è stata onorata con il “Pride of India”, per il suo enorme contributo all’industria cinematografica.

Festa della donna[dropcap color=”#d98e15″ bgcolor=”#fffff” sradius=”0″]S[/dropcap]ofia Coppola è nata a New York, il 14 maggio 1971. È la figlia di Francis Ford Coppola e diretta discendente del cinema “New Hollywood” degli anni Settanta, del quale ha vissuto l’atmosfera sin da piccola.
È stata la prima donna statunitense e la terza in assoluto ad avere ottenuto una candidatura all’Oscar al miglior regista, nel 2004. Nello stesso anno ha vinto l’Oscar alla migliore sceneggiatura originale. Comincia come attrice ed il suo ruolo più noto rimane quello di Mary Corleone ne “Il padrino – Parte III” del 1990. La sua performance venne però criticata al punto da mettere quasi fine alla sua carriera di attrice. Nel 1990 si aggiudicò infatti il Razzie Award alla peggior attrice non protagonista. A seguito dell’insuccesso decide di passare alla regia e, dopo il debutto del cortometraggio “Lick the Star”, ha scritto e diretto diversi lungometraggi: “Il giardino delle vergini suicide” (1999), “Lost in Translation – L’amore tradotto” (2003), che rimane il suo miglior film, per il quale ha vinto il premio Oscar per la sceneggiatura originale e “Marie Antoinette “(2006). Nel 2010 presenta alla 67ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia il film “Somewhere”, che si aggiudica il Leone d’oro. Nel 2013 scrive, produce e dirige “Bling Ring”, che apre la sezione “Un Certain Regard” al Festival di Cannes.

L’apporto delle donne allo spettacolo cinematografico non può essere ignorato né può ridursi al mero ruolo di interpreti. Le donne risultano fondamentali nella definizione di codici narrativi, sociali e culturali. Eco del Cinema ha voluto omaggiare sette figure chiave provenienti dal mondo della regia, sottolineandone la centralità; ma questo non esaurisce il contributo delle donne all’industria cinematografica.
Il ruolo della regia è un mestiere ancora oggi condotto per lo più da uomini, si avverte la necessità di donne indipendenti e all’avanguardia, sono molte coloro che si stanno facendo strada in questo ambiente, e noi continueremo a seguirle, nella consapevolezza che il cinema non conosce distinzioni di genere.

Angelica Tranelli

08/3/2016

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