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“Era d’estate”: Beppe Fiorello nella pre-apertura della Festa del Cinema di Roma

Il film di Fiorella Infascelli getta uno sguardo nuovo e peculiare sul soggiorno forzato nell’isola dell’Asinara a cui furono costretti i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, nell’agosto del 1985, a ridosso dell’istruttoria per il maxi-processo contro la mafia. La conferenza stampa di presentazione – pre-apertura della Festa del Cinema di Roma – si è tenuta oggi, nel primo pomeriggio, al Maxxi. Presenti la regista, gli attori principali (Giuseppe Fiorello, Massimo Popolizio, Claudia Potenza e Valeria Solarino) e i rappresentanti della produzione: Domenico Procacci per Fandango e Sara Conforti per Rai Cinema.

Il soggiorno forzato di Falcone e Borsellino nell’isola dell’Asinara sapientemente raccontato nel film di Fiorella Infascelli

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Un film che nasce da un’esperienza di vita vissuta, ha raccontato la regista Fiorella Infascelli: l’interesse è sbocciato in seguito al documentario di qualche anno fa “Pugni chiusi”, girato proprio nel carcere dell’Asinara e incentrato sull’autoreclusione per protesta degli operai della Vinils di Porto Torres. L’approfondimento del soggiorno a cui furono costretti, nello stesso luogo, i due celebri magistrati – entrambi caduti vittime nel 1992 di attentati mafiosi – ha condotto allo svelamento di una verità finora non emersa: la permanenza a ridosso del carcere dell’Asinara non fu dovuta alla necessità di scrivere l’ordinanza, anzi per molto tempo non furono a disposizione neanche le carte necessarie, con il rischio di far saltare tutto; alla base c’era invece la minaccia concreta subita dai giudici e dalle rispettive famiglie, con la conseguente protezione accordata dallo stato.

I dialoghi, ha detto la regista, sono ovviamente frutto di immaginazione, costruiti senza partire da alcuna base concreta. La conoscenza diretta della famiglia di Paolo Borsellino, in particolare della moglie Agnese, ha aiutato nella ricostruzione dei caratteri e della situazione. Il film del resto è tutto giocato su un piano di intimità, volto a restituire la paradossale contraddizione tra il blocco forzato nell’isola e il mare, tanto amato da entrambi e qui ripreso in modo da sembrare di volta in volta sereno o minaccioso, assecondando stati d’animo variegati e contraddittori.

“Era d’estate”: uno sguardo intimo, tra quotidianità familiare e nuova verità storica

Sia Giuseppe Fiorello che Massimo Popolizio hanno ammesso di aver sentito molto la responsabilità che l’interpretazione di ruoli simili implica: il primo ha rivelato di esser stato immediatamente conquistato dalla qualità della sceneggiatura e di essersi sentito in qualche modo protetto dalla grande preparazione della regista.

Il secondo ha evidenziato invece come la particolarità e la difficoltà di questa recitazione siano state legate in primis al grande lavoro sulle sfumature caratteriali dei due personaggi, investiti di una luce nuova, capace di mettere in risalto il lato malinconico ma anche quello umoristico, gli aspetti più legati alla quotidianità familiare che sfuggono al documentarismo storico. Il film riprende un segmento particolare della vita dei due magistrati: non propone una visione totale, ma implica ovviamente una certa conoscenza dei fatti.

Pre-apertura alla Festa del Cinema di Roma nel segno di una filmografia geometrica con una forte connotazione umana, intensamente espressa grazie alla bravura di Beppe Fiorello

Fiorella Infascelli ha raccontato dell’incontro fondamentale con il custode del parco dell’Asinara, ex guardia carceraria addetta alla stretta sorveglianza dei giudici nella loro permanenza sull’isola: la sua testimonianza e i suoi ricordi sono risultati di fondamentale importanza in fase di scrittura. Un aspetto importante del film, ha tenuto a rimarcare, è legato al fatto che i due magistrati sono stati portati quasi di forza in questo esilio coatto senza la possibilità, almeno in fase iniziale, di lavorare sulle carte del processo in formazione: si tratta di una smentita netta alla vulgata “ufficiale” della vicenda, secondo la quale all’Asinara Falcone e Borsellino avrebbero avuto modo di lavorare in serenità sulla stesura dell’ordinanza. La volontà è sempre stata quella di fare un film semplice, geometrico, e di dare una connotazione umana, anche intima, alla permanenza dei magistrati in uno spazio così ristretto e in compagnia delle famiglie, con le quali solitamente non avevano possibilità di stare in contatto così prolungato.

Domenico Procacci, rappresentante della Fandango, ha dichiarato di essere molto soddisfatto del prodotto finale e ha ringraziato Rai Cinema per la fondamentale collaborazione: la difficoltà nel proporre questa tipologia di film è sempre più impervia, in primo luogo per la difficoltà di trovare interlocutori che vogliano farsi carico di progetti simili, anche a scapito di un ritorno commerciale immediato. Fondamentale è stata l’immediata disponibilità degli attori, subito pronti a imbarcarsi con entusiasmo e professionalità nell’impresa. L’uscita nelle sale è prevista attorno a marzo, ma è ancora possibile qualche cambiamento nel progetto distributivo.

 

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