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Dog Sweat – Recensione

Una pellicola coraggiosa, girata in clandestinità, sulla vita dei giovani iraniani, tra speranze spezzate e il desiderio di un futuro migliore

Regia: Hossein Keshavarz – Cast: Sara Esfahani, Tahereh Azadi, Shahrokhi Taslimi, Ahmad Akbarzadeh, Rahim Zamani, Bagher Forohar, Maryam Mousavi – Genere: Drammatico, colore, 90 minuti – Produzione: Iran, 2010.

dogsweatUno sguardo nuovo sull’Iran visto dagli occhi di un giovane regista che racconta i suoi coetanei. Questo vuole essere “Dog Sweat” di Hossein Keshavarz in concorso al Festival Internazionale del Film di Roma 2010. Il film analizza con il linguaggio veloce del cinema verità le vite di un gruppo di giovani iraniani di varia estrazione sociale.

All’inizio sembrano uguali ai loro coetanei americani o europei. La loro vita va avanti tra quelle che in altri paesi sono assolutamente nella norma. Bevono, s’innamorano e si dedicano alla musica. Peccato che tutto questo sia assolutamente clandestino. Esattamente come le riprese fatte dal regista e dalla sua troupe, che rischiavano l’arresto ogni giorno.

L’inizio del film è brioso, quasi allegro. Poi, piano piano una cappa scura cade sulle vite dei nostri protagonisti. Come gli abiti delle donne che affollano le città iraniane. La realtà brutale finisce per prendere il sopravvento sui sogni. Anche perché loro vanno in controtendenza al regime. C’è la femminista in erba che s’è innamorata di un uomo sposato con sua cugina, il benestante unito da un’amicizia molto speciale con il suo miglior amico, l’aspirante Rockstar.

Nonostante tutto, c’è luce nei loro occhi e voglia di lottare per vivere la loro vita, anche se è tutto assolutamente vietato, dalla musica perché portatrice di gioia per non parlare dell’omosessualità. Il film opera prima è praticamente diviso in due parti diverse che si potrebbero definire una un sogno e l’altra un incubo a occhi aperti.

Del resto anche le riprese hanno avuto luogo una parte nel 2008 prima delle elezioni che hanno portato alla vittoria di Ahmadinejad, l’altra mentre già il clima era di puro terrore. E questo vale pure per le vite dei nostri protagonisti che si piegano ai compromessi imposti loro dalle famiglie e dalla tradizione. Finiranno per morire senza morire, spegnendosi ogni giorno di più.

Nonostante l’aria pesante che si respira nel paese, in Iran sta nascendo una nuova generazione di giovani filmmaker di grande valore. Non per ultimo Bahman Ghopadi, che recentemente ci ha regalato il bellissimo e durissimo “Gatti persiani”. Uscendo dalla proiezione di “Dog Sweat” si riconosce a Hossein Keshavarz il coraggio di aver sollevato il velo di Maja sulla drammatica situazione della gioventù iraniana. Un piccolo passo forse per iniziare a sperare per loro un futuro migliore.

Ivana Faranda

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