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Diplomacy – Una notte per salvare Parigi – Recensione

Due uomini, il destino di Parigi e la battaglia diplomatica che cambiò le sorti della guerra

(Diplomatie) Regia di: Volker Schlöndorff – Cast: Niels Arestrup, André Dussollier, Robert Stadlober, Burghart Klaußner, Lucas Prisor, Paula Beer, Thomas Arnold, Charlie Nelson, Jean-Marc Roulot, Johannes Klaußner, Stefan Wilkening, Tristan Robin – Genere: Drammatico, colore, 84 minuti – Produzione: Francia, Germania, 2014 – Distribuzione: Academy2 – Data di uscita: 21 novembre 2014.

Diplomacy-35x50-425 Agosto 1944. A Parigi il generale tedesco Dietrich von Choltitz ha il compito di far saltare in aria la città. Un ordine non semplice da eseguire ma al quale un militare disciplinato e ligio al dovere come lui non dovrebbe avere scrupoli nell’obbedire. L’incontro con il console svedese Raoul Nordling, disposto a tutto pur di salvare la capitale francese, renderà tuttavia difficile il compito di Choltitz. In quella notte d’agosto i due uomini si scontreranno in una battaglia diplomatica senza esclusione di colpi, fino all’ultima battuta, decidendo il destino della città e forse le sorti della Seconda Guerra Mondiale.

Tratto dal testo teatrale di Cyril Gely, “Diplomacy” narra le ultime ore dell’occupazione tedesca a Parigi, ispirandosi a fatti storici realmente accaduti ma presentando anche elementi di pura finzione. La volontà del regista Volker Schlöndorff era infatti quella di partire da eventi storici per approfondire la personalità e il carattere di due personaggi che sono sconosciuti ai più, ma che hanno segnato una pagina importante della Storia europea. Inoltre Schlöndorff ha voluto alleggerire i toni del racconto introducendo aneddoti ed elementi completamente inventati. Il film infatti è ambientato interamente in una stanza d’albergo e costruito sul continuo scambio di battute dei protagonisti: l’introduzione di elementi di questo tipo permette quindi allo spettatore di spezzare la tensione e mantenere viva la concentrazione, senza correre il pericolo di annoiarsi nel seguire i dialoghi.

Il film di Schlöndorff si basa unicamente sull’incontro tra il generale tedesco Choltitz e il console svedese Nordling. In realtà l’incontro così come viene mostrato nel film non è mai avvenuto ma, i vari confronti dei quali sono stati protagonisti, hanno fornito materiale sufficiente allo sceneggiatore per poter delineare un quadro delle personalità di questi due uomini. L’aspetto centrale del film è l’obbedienza e il dovere: fino a che punto un uomo può spingersi per sottostare ad un ordine del suo superiore? Questa è la domanda che Choltitz si trova ad affrontare: distruggere Parigi non rappresenta una soluzione alla guerra che la Germania sta rischiando di perdere, eppure Hitler gli ordina di radere al suolo la città. Un militare come lui, fedele al Reich e ai suoi principi, uno dei pochi rimasti vicini al Führer dopo l’attentato nei suoi confronti da parte di alcuni generali tedeschi, non può avere difficoltà nell’eseguire tale compito. Eppure agire non è così semplice: il suo inconscio rifiuta di sottostare a tale ordine e perfino il suo corpo si oppone, condannandolo a dolorosi attacchi d’asma. Di questo suo conflitto interiore se ne accorge il console Nordling che, nonostante sia svedese e quindi cittadino di un paese rimasto neutrale durante la guerra, fa tutto ciò che è in suo potere per convincere il generale a desistere. L’arte della diplomazia è infatti l’altro tema del film: la capacità attraverso le parole di toccare le corde più profonde dell’anima di chi ascolta e Nordling riesce perfettamente nel compito. La discussione tra i due è una vera e propria partita a scacchi: prima c’è lo studio dei due avversari, poi un susseguirsi di mosse che cercano di colpire al cuore e infine il colpo vincente.

Niels Arestrup e Andre Dussollier regalano due interpretazioni magistrali. La loro performance mantiene viva la suspense fino alla fine, nonostante lo spettatore sappia benissimo che Parigi non verrà distrutta quella notte. La capitale francese, poi, incarna il terzo protagonista del film: ogni sua immagine e ogni sua descrizione, soprattutto attraverso le parole del console, è un omaggio alla sua bellezza indescrivibile, che perfino Hitler voleva copiare per la sua Berlino ma che, non essendo riuscito nell’intento, decide di distruggere.

“Diplomacy” mostra una delle tanti parti di storia che non si conosce ma che in realtà è ricca di grandi personalità come Choltizt e Nordling, costretti ad affrontare difficili battaglie e conflitti, spesso interiori.

Margherita Mustari

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