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Dietro i candelabri – Recensione

La storia d’amore tra il pianista Liberace e il suo amante Scott Thorson secondo Steven Soderbergh

(Behind the Candelabra) Regia: Steven Soderbergh – Cast: Matt Damon, Michael Douglas, Dan Aykroyd, Debbie Reynolds, Rob Lowe, Scott Bakula, Boyd Holbrook, Cheyenne Jackson, Tom Papa – Genere: Biografico, colore, 118 minuti – Produzione: USA, 2013 – Distribuzione: 01 Distribution – Data di uscita: 5 dicembre 2013.

Dietro-i-Candelabri

La storia d’amore tra il pianista Liberace e il suo amante Scott Thorson secondo Steven Soderbergh

(Behind the Candelabra) Regia: Steven Soderbergh – Cast: Matt Damon, Michael Douglas, Dan Aykroyd, Debbie Reynolds, Rob Lowe, Scott Bakula, Boyd Holbrook, Cheyenne Jackson, Tom Papa – Genere: Biografico, colore, 118 minuti – Produzione: USA, 2013 – Distribuzione: 01 Distribution – Data di uscita: 5 dicembre 2013.

Steven Soderbergh torna a far parlare di sé con “Dietro i candelabri”, una pellicola pensata per scandagliare la parte segreta della vita del pianista e showman Valentino Liberace, famoso dagli anni ’50 ai ’70 per le sue performance musicali.

Nonostante le difficoltà incontrate nella produzione di questo film, in un certo senso troppo progressista per gli ambienti hollywoodiani, il regista riesce a mettere in piedi un ritratto convincente di un uomo che fece della musica e dell’intrattenimento il suo motivo di vita. Liberace infatti può essere considerato uno dei primi animali da palcoscenico, il primo vero performer in grado di giocare su talento e stravaganza.

Nel 1977 il famoso pianista, all’apice del successo, conosce Scott Thorson, un ragazzo dal passato difficile, amante degli animali. Complice la cagnetta di Liberace, i due cominciano a frequentarsi e diventano da subito amanti; Scott si trasferisce nella reggia del suo compagno e si trasforma per lui in una specie di segretario, ma la loro relazione subisce numerose battute d’arresto.

La ricostruzione dell’universo tutto lustrini e pellicce dello showman è perfetta: molti dei costumi e degli oggetti di scena, nonché i suoi due pianoforte, sono quelli realmente appartenuti al protagonista della storia; persino alcune inquadrature d’interni sono state realizzate nell’attico di Los Angeles di Liberace. L’eccesso e un gusto un po’ pacchiano caratterizzano la vita di un uomo solo che cerca di coprire un vuoto esistenziale con paillettes e gioielli di tutti i tipi. Michael Douglas riesce a calarsi perfettamente nel ruolo di protagonista, risultando disinvolto e naturale nei costosi panni di Liberace. Dalla voce alle parrucche, tutto ricorda il celebre performer, la cui rappresentazione sarà di sicuro apprezzata dal pubblico americano.

Anche Matt Damon non fa fatica a riprodurre il personaggio di Scott Thorson che da ragazzo semplice si trasforma in ‘toy-boy’, lasciandosi plasmare ad immagine e somiglianza del suo amante. La naturalezza con cui Liberace vive la sua omosessualità, nonostante sia sempre stata negata in pubblico, contrasta all’inizio con la ritrosia di Scott, che poi si lascia conquistare dal quel mondo scintillante. La trasformazione è palpabile grazie a Matt Damon che sa trattare con ironia il cambio di vita e di personalità del suo personaggio.

Il divertimento non manca in “Dietro i candelabri”, perché Liberace risulta molto al di sopra delle righe, ma questo non basta a rendere la pellicola entusiasmante. Nonostante la bravura e il carisma dei due attori principali, il film stenta ad assestarsi su un ritmo coinvolgente; la fase centrale della storia è noiosa, così come la relazione amorosa tra i due non decolla. Non si accende la scintilla. Inoltre l’ironia stempera un po’ troppo il dramma: sia l’uno che l’altro protagonista vive una vita ‘di plastica’, sempre sotto i riflettori, circondati da persone interessate al guadagno.

Steven Soderbergh non riesce a trasmettere la sensazione che Liberace e Scott siano una vera famiglia, che il loro affetto sia sincero e totalizzante al di fuori del palcoscenico, perché l’atmosfera rimane fredda, forse a causa della pedissequa ricostruzione del lusso in cui il pianista ha vissuto. Lo sfarzo predomina sul sentimento, lasciando l’impressione che qualche ingranaggio della sceneggiatura, scritta dal premio Oscar Richard LaGravanese, non abbia funzionato.

Irene Armaro

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