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Destini Incrociati – Recensione

Occasione mancata per il grande regista Sydney Pollack che in “Destini Incrociati” non riesce a centrare l’obiettivo

(Random Hearts) Regia: Sydney Pollack – Cast: Harrison Ford, Kristin Scott Thomas, Bonnie Hunt, Charles Dutton, Dylan Baker, Richard Jenkins – Genere: Commedia, colore, 131 minuti – Produzione: USA, 1999 – Distribuzione: Columbia Tristar Films Italia – Data di uscita: 8 ottobre 1999.

destini-incrociatiSulla carta “Destini Incrociati” ha tutti gli ingredienti per essere un bel film, Sydney Pollack è un regista attento, Harrison Ford e Kristin Scott Thomas sono bravi professionisti, e per la sceneggiatura, tratta da un romanzo di Warren Adler, è stato scomodato Kurt Luedtke, che ha collaborato con Pollack anche per “La mia Africa”, non uno scribacchino qualunque.

L’idea di base non è neanche tanto male: Dutch-Ford, in forze nella polizia di Washington, perde la moglie in un incidente aereo e scopre che la fedifraga viaggiava con il suo amante, il marito di Key, interpretata dalla Scott Thomas.

Che dire? Dato l’incipit intrigante le attese potevano essere giustificate, ma la pellicola è come un soufflè che non raggiunge mai la cottura, il sapore non è male, ma non si gonfia a sufficienza. Se per un verso il regista indaga l’animo dei due protagonisti e il loro diverso modo di affrontare il lutto e la dolorosa scoperta, dall’altro non riesce a dotare la pellicola di quelle giuste dinamiche che tengono vivo l’interesse dello spettatore.

Colpisce il dolore misto a rabbia del personaggio di Ford, che a tratti sembra perdere la ragione, tanto è sconvolgente per lui pensare d’aver vissuto nella menzogna, quasi come se perdesse la moglie tanto amata una seconda volta. Si riesce a comprendere la sua sete di verità, ben diversa dal desiderio di Key, impegnata in campagna elettorale, di non suscitare scandali e dolore inutile, ma non si comprende a cosa tutto questo debba portare.

I destini dei due s’incrociano, ma da ciò scaturisce un intrecciarsi di vicende troppo forzato. Dopo i primi tre quarti d’ora il film è persino noioso, peccato, un buon soggetto mal sfruttato. A quanto pare anche i bravi registi sbagliano!

Maria Grazia Bosu

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